Nel 1999 l’ONU istituì per il 25 novembre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questa è solo un aspetto del più ampio problema che è la violenza di genere, ovvero ogni tipologia di violenza fisica, psicologica, sessuale o istituzionale nei confronti di persone a causa del loro orientamento sessuale, sesso o genere. Statisticamente sono le donne la maggioranza di queste vittime: infatti, in Italia, i dati Istat mostrano che il 31,5% di loro ha subito nel corso della propria vita una forma di violenza fisica, sessuale o altre tipologie più subdole.
A Cremona ad aiutare e sostenere ragazze e donne di ogni età è A.I.D.A. (Associazione Incontro Donne Antiviolenza, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo), fondata nel 2001 con lo scopo di creare un luogo sicuro, d’ascolto e di accoglienza per le vittime di violenze, molestie e abusi. È grazie a questa associazione che nasce e viene prodotto il documentario Finalmente respiro, nelle sale del Cinema Filo lunedì 25 e giovedì 28 novembre ad ingresso libero, diretto da Antonio Capra, co-fondatore della casa di produzione Egofilm. Il lungometraggio vuole raccontare l’attività e il ruolo che svolge sul territorio un centro come A.I.D.A. (in Italia sono circa 390), dalla prevenzione con l’attività nelle scuole, al numero unico di assistenza, ai volontari, al team di avvocati e psicologi e alle case rifugio per tutelare le donne e i loro figli.
La pellicola racconta cinque storie di donne vittime di violenza che si sono interfacciate con A.I.D.A. Il regista spiega la sua scelta di inserire tra le linee narrative della pellicola quella del kintsugi, antica arte giapponese in cui dei vasi rotti vengono ricostruiti lasciando ben in vista le crepe, anzi ricoprendole di filamenti d’oro: “Per noi questo messaggio era importante, perchè queste donne ricostruiscono se stesse e vanno avanti grazie all’aiuto di A.I.D.A.,” racconta Capra a L’Ora Buca, “Le ferite rimangono in vista perché ne hanno subite di molto pesanti, però le ricoprono d’oro: rappresenta la resilienza di queste donne nel combattere la violenza subita. Ecco il messaggio che volevamo dare: vorrei che il pubblico uscisse dalla sala cinema arrabbiatissimo per quello che sta succedendo, contento che esista un’associazione come questa e rincuorato perché queste donne ce l’hanno fatta.” Purtroppo non è sempre così, non tutte ce la fanno: “C’è anche la storia di una persona che non ce l’ha fatta, A.I.D.A. non è riuscita ad aiutarla. Ci sono anche queste storie perchè certe donne, vessate da tutte le condizioni di violenza e soprusi, rinunciano all’aiuto.” A.I.D.A. infatti svolge il suo ruolo di centro antiviolenza supportando e affiancando le donne, di qualsiasi estrazione sociale e provenienza, nel loro percorso di rivalsa:, le può consigliare, ma non può decidere della loro vita.
I dati che parlano di 1 donna su 3 vittima di violenza, da ciò che Capra ha potuto constatare dai racconti delle collaboratrici di A.I.D.A, rispecchiano bene anche la realtà di Cremona: si parla di più di 200 ingressi per A.I.D.A. nel 2023, dato allarmante e in continua crescita. Non si parla come già accennato solo di violenza fisica, con la quale l’associazione si interfaccia con i pronto soccorso, ma di tutte le diverse sfaccettature che vanno dalla violenza nei primi amori al controllo del cellulare, dall’impedimento ad uscire con le amiche alla violenza economica, fino ad arrivare a quella psicologica, sociale e familiare, tanto che “spesso e volentieri i familiari del partner non riescono a vedere la violenza e tendono a difendere il maltrattante.”
Capra racconta cosa gli ha lasciato a livello personale la realizzazione di Finalmente respiro, oltre alla bellezza di lavorare con tutte le persone citate sulla locandina: “Adesso vedo diversamente certi atteggiamenti nel mondo del lavoro, nel mondo del cinema, nel mondo dell’istruzione: mi accorgo che ci sono degli atteggiamenti maschili che prima non notavo ma che adesso reputo pesanti. Mi fa percepire il fatto che c’è ancora tantissimo patriarcato, c’è ancora tantissima differenza di genere nella nostra società e avendo parlato quasi per un anno con queste operatrici mi ha aperto ancora di più gli occhi. Vedo ancora più sfumature e vedo degli atteggiamenti che se fossi donna non tollererei. Adesso mi sento anche in dovere di avvisare qualche donna che conosco e di portarla a prestare più attenzione gli atteggiamenti che riceve. Come uomo questo film mi ha reso ancora più attento.”
Lo scopo di questo documentario è proprio quello di sensibilizzare trasversalmente la cittadinanza ed essendo di proprietà di A.I.D.A. verrà distribuito e fatto girare attraverso la rete dei centri antiviolenza per creare consapevolezza e combattere insieme, uomini, donne, ragazze e ragazzi, le differenze di genere.