7 Dicembre 2024
Condò_Parigi_Sky
di THOMAS MEGGIORIN - La malattia e la morte di Vialli hanno colpito nel profondo l'opinione pubblica, ma anche chi l'ha conosciuto da vicino, come il giornalista Paolo Condò. Con il commentatore di Sky abbiamo chiacchierato di Gianluca, del calcio che fu e di quello di oggi. E di come è cambiata la professione di chi scrive di sport

Gianluca Vialli è morto il 5 Gennaio 2023. La sua storia sportiva ha entusiasmato e quella umana ha colpito tantissime persone e il suo ricordo a Cremona è sempre vivo. E proprio per ricordarlo e celebrarlo  giovedì 16 maggio alle 18.30 presso Agropolis, la cooperativa sociale di Cavatigozzi impegnata in attività a favore di persone con disabilità e delle loro famiglie, si terrà la presentazione del libro “Gianluca Vialli –  Le cose importanti” a cura di Pier Domenico Baccalario e Marco Ponti.

A condurre la serata sarà la giornalista Chiara Delogu, con la partecipazione proprio del regista e sceneggiatore Marco Ponti, lo psicologo e mental coach Federico Pedrabissi ed il giornalista sportivo Paolo Condó

Condó, che con Vialli ha stretto un’amicizia andata ben oltre l’aspetto professionale, inizia la sua lunga carriera nel 1981 nella sua città natale, Trieste, scrivendo per “Il Piccolo” fino al 1984, anno in cui diventa giornalista della “Gazzetta dello Sport”. Nel 2015 poi, dopo oltre 30 anni di lavoro nel più importante e prestigioso quotidiano sportivo italiano,  sente il bisogno di nuovi stimoli e decide così di passare dalla carta stampata alla televisione, più precisamente a Sky Sport, e dal 2020 inizia a scrivere per  “la Repubblica”. 

Abbiamo avuto l’opportunità di poterlo intervistare in anteprima, in una lunga chiacchierata che ha spaziato dal giornalismo al calcio, passando per gli uomini e i ricordi, compresi quelli che lo legano alla città di Cremona. 

Con la città di Cremona ho un legame molto forte. Quando lavoravo a Trieste per “Il Piccolo” seguivo le partite della Triestina e ricordo che l’ultima partita che seguii fu proprio un Cremonese-Triestina allo Zini. Quell’anno la Cremonese era una squadra molto forte, guidata da un grande allenatore come Mondonico e traghettata dai gol di Gianluca Vialli. La Triestina riuscì comunque a vincere quella partita per 2-0, quindi io la vidi come una sorta di saluto da parte della mia squadra: sapevo già che da lì a poco avrei iniziato la mia avventura per la Gazzetta dello Sport. Fu proprio in questa occasione che vidi per la prima volta Gianluca giocare: sicuramente in quel momento non mi sarei mai potuto immaginare che grandissima e vincente carriera avrebbe fatto”.

Ha conosciuto l’allora presidente della cremonese Domenico Luzzara? 

Assolutamente sì, all’epoca prima delle partite della Cremonese si andava a pranzo all’Hotel Continental, di proprietà del presidente Luzzara, e dopo le partite non si lavorava nella sala stampa dello Zini, ma direttamente nell’hotel del presidente, dove in una sala allestita tutti i giornalisti scrivevano gli articoli con la macchina da scrivere. Ricordo ancora con piacere il trattamento dello staff dell’hotel e la simpatia e cordialità del presidente Luzzara”.

Un giovane Paolo Condò all’interno della Biblioteca di Sarajevo durante la guerra nella ex Jugoslavia

Che ricordi ha di Gianluca Vialli come uomo? 

“Ho moltissimi ricordi di Gianluca, era un ragazzo estremamente intelligente: a prescindere dal lavoro che avesse fatto, sarebbe diventato comunque un protagonista grazie alla sua preparazione e alla sua sensibilità, che in una persona sono veramente rare. Ricordo inoltre che gli piaceva divertirsi, in particolare una sera a New York, dopo che Sacchi non lo convocò in Nazionale nel 1994, lo incontrai in un locale molto dispiaciuto, però si distingueva lo stesso”.

Prima Cremona, poi Genova sponda blucerchiata, Juventus e Nazionale: le strade di Condò e Vialli si sono incrociate di nuovo negli studi televisivi, dove il giornalista ha vissuto anche l’arrivo della malattia del calciatore.

Prima che lui si ammalasse ci siamo incrociati a Sky, in quel periodo cominciammo a vederci assiduamente. Quando scoprì della malattia mi telefonò per ricevere delle informazioni da inserire nel suo libro e mi chiese lui stesso di partecipare al suo film, cosa che ho fatto con grandissimo piacere. L’ultimo nostro incontro?Ricordo con una stretta al cuore la serata di presentazione del film a Torino nel novembre del 2022: vidi Gianluca molto sofferente e in quell’occasione ci salutammo, ma ebbi la netta percezione che si trattasse di un addio”.

C’è un giocatore di oggi che le ricorda Gianluca Vialli? 

Vialli era un giocatore molto forte fisicamente, sfiancava il difensore fino a quando grazie alla sua tecnica superiore riusciva a beffarlo. Non c’è un giocatore in particolare che mi ricordi Gianluca, però se consideriamo la sua prestanza fisica combinata alla capacità di fare gol direi Marcus Thuram, che corre tanto e che davanti alla porta è freddo”. 

di THOMAS MEGGIORIN - La malattia e la morte di Gianluca Vialli hanno colpito
Paolo Condò nel corso di un’intervista con Diego Armando Maradona

Cambiando discorso e passando al giornalismo, secondo lei quanto è cambiato il suo lavoro con l’avvento dei social ? 

Innanzitutto è cambiata la mole di persone che si considera giornalista: quando ho cominciato io ce n’erano forse 10 che si occupavano di una partita, oggi ce ne sono 100. In realtà il tipo di giornalismo che ho vissuto io è diverso da quello di oggi: se c’era un evento o una partita io prendevo la macchina, il treno o l’aereo, mi ci fiondavo e la raccontavo. In tutta la prima fase della mia carriera non ho mai dato giudizi personali, raccontavo esclusivamente quello che vedevo. Oggi i giornali hanno meno soldi e far viaggiare i giornalisti costa, quindi sempre più persone guardano la partita alla televisione e danno il loro parere, per la maggior parte delle volte esagerando per ottenere più riscontri. I social danno voce a tantissime persone che hanno scarsa esperienza ma che esprimono il loro parere utilizzando un linguaggio e informazioni spesso incoerenti“.

Lei personalmente preferisce la televisione o la carta stampata? 

Mi divertivo molto di più ad andare in giro per il mondo a scrivere articoli, di contro però ora guadagno di più rispetto a quando ho cominciato. Sono stato fortunato ad aver fatto tutto al momento giusto, mi sono divertito molto da giovane e ora grazie agli anni di esperienza riesco a portare a casa un discreto stipendio”.

Quale considera la sua più grande soddisfazione dal punto di vista professionale? 

Le soddisfazioni sono dovute agli incontri con persone molto influenti come ad esempio Maradona. Se dovessi sceglierne una direi l’opportunità di seguire la finale della coppa del mondo nel 2014 per la Gazzetta dello Sport. Dopo la partita, uscendo dal Maracana, ho pensato: e ora cosa faccio? Avevo raggiunto la massima aspirazione per un giornalista. Avevo bisogno di nuovi stimoli e fortunatamente è arrivata l’offerta di Sky”. 

Per concludere quale personaggio le sarebbe piaciuto intervistare e non ha potuto farlo? 

Sicuramente Muhammad Alì, è una delle figure sportive più rilevanti nella storia dello sport, sia dal punto di vista pugilistico che culturale”.