7 Dicembre 2024
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di EMMA GEROLDI - Si sono conosciuti sui banchi di scuola, hanno iniziato a lavorare insieme e poi hanno deciso di mettersi in proprio...sono giovani, imprenditori e di successo. Perché il rischio c'è, ma la soddisfazione è doppia

All’inizio era semplicemente un gioco, un divertimento. Da un giorno all’altro però abbiamo deciso di provare ad avere una pizzeria tutta nostra”: inizia così la storia di Nicola Zanazzi, giovane imprenditore classe ’95 di Casteldidone che, insieme al suo socio Luca Scanacapra (coetaneo di Nicola, proveniente da Cingia de’ Botti), conosciuto durante gli studi di Ragioneria, ha deciso di rischiare e aprire una propria attività.

Tutto è iniziato nel 2017 con l’inaugurazione della prima pizzeria da asporto a Cingia, “Giovane Italia”, poi è stata un’escalation di aperture. Nel 2019 Nicola e Luca hanno aperto il secondo locale a Sospiro, sempre sotto l’insegna di “Giovane Italia”, per poi continuare nel  2022 con l’apertura di una terza pizzeria a San Giovanni in Croce, l’unica con posti a sedere (quasi un’ottantina, che aumentano con l’apertura della stagione estiva). Non contenti, sempre nello stesso anno i due amici hanno anche iniziato l’attività di “Apecar Street food”, street food attrezzato a pizzeria, e per concludere l’anno scorso hanno aperto un affittacamere, con disponibilità di 4 alloggi.

Nicola poi ha recentemente deciso di provare ad uscire dalla turbinosa routine dei suoi ristoranti e ha partecipato anche al “Campionato Mondiale della Pizza” tenutosi a Parma il 9-10-11 aprile 2024, che lo ha visto piazzarsi in decima posizione. “Io ho partecipato alla categoria di velocità sotto consiglio dei nostri fornitori, mi hanno detto che potevo giocarmela… e così, un po’ per divertimento e un po’ per curiosità, ho accettato. Non è sicuramente l’ultima volta che partecipo, anche perché ci sono margini di miglioramento”. 

Il Campionato Mondiale della Pizza è un evento annuale organizzato da associazioni o enti che promuovono la cultura del più celebre piatto italiano nel mondo. Le competizioni possono includere varie categorie come la pizza classica napoletana, la pizza acrobatica (dove i pizzaioli mostrano abilità nel lancio e nell’acrobazia con la pizza), la pizza gourmet, la pizza senza glutine e così via. 

È un’occasione per celebrare e promuovere la varietà e l’arte della pizza, nonché per mettere in mostra le abilità dei pizzaioli internazionali. Oltre alla competizione strettamente culinaria, il Campionato Mondiale della Pizza può includere anche eventi collaterali come workshop, seminari e dimostrazioni tenuti da esperti in questo settore. “Noi italiani rimaniamo i migliori”, ammette Zanazzi,  “ Certo, erano presenti anche americani, portoghesi, spagnoli… ma rimangono gli italiani quelli con cui giocarsela”. 

Quella di Nicola e di Luca è una storia di giovane impresa di successo che può ispirare le nuove generazioni a rischiare e a mettersi in proprio, ma non è una storia di vittorie facili. “Noi abbiamo fatto tutte le superiori insieme, abbiamo iniziato a lavorare in una pizzeria insieme, ci piaceva il lavoro. Abbiamo  provato a rilevare la pizzeria in cui eravamo senza però avere successo, i prezzi erano troppo elevati. Abbiamo deciso insieme quindi di partire da zero e aprire una nostra pizzeria a cui poi se n’è aggiunta un’altra, poi abbiamo aperto il bed and breakfast ed infine lo street food, che teniamo aperto nella stagione estiva. Lavoravamo da dipendenti e non sapevamo nulla di tasse, gestione dei dipendenti, commercialisti, consulenti di lavoro, piano piano ci siamo informati e abbiamo affrontato tutte le difficoltà del caso.”

Della sua storia di giovane imprenditore di successo, Nicola racconta poi che la difficoltà maggiore che ha incontrato non è legata a tematiche burocratiche, ma alla ricerca di personale. Soprattutto giovani. C’è un grande sbilanciamento quantitativo e qualitativo tra domanda delle imprese e scelte dei giovani. In Italia, al momento della scelta del percorso scolastico da seguire, si tende a mettere il fattore “occupazione futura” al secondo posto, seguendo principalmente gli interessi personali.

Da ciò consegue che le aziende italiane faticano a trovare giovani lavoratori adatti alle mansioni da svolgere, in primis per carenza di ragazzi formati in determinati ambiti e con le adeguate competenze. Nel 2012 per esempio sono stati 65.000 mila i posti di lavoro rimasti vacanti a causa della mancanza di personale preparato e adatto ai ruoli. “Ad oggi la difficoltà maggiore è sicuramente trovare personale: è impensabile riuscire a trovare dei ragazzi giovani che abbiano voglia di lavorare e, a prescindere dall’orario o dallo stipendio, si fa fatica. La nostra idea iniziale era di espanderci ancora di più, ma ci siamo dovuti fermare proprio per mancanza di personale”. Un problema, questo sollevato da Zanazzi come da tanti altri imprenditori del settore, legato forse anche  all’età. “Le persone preferiscono andare in fabbrica a fare le loro 7-8 ore e alle 17 finire, “cascasse il mondo” ha finito… piuttosto che pensare che il sabato sera deve lavorare, preferisce dedicarsi ad altro”. 

Nel percorso verso la realizzazione dei propri sogni imprenditoriali, i giovani si trovano spesso di fronte a una miscela di emozioni contrastanti. C’è la gioia e l’entusiasmo per l’avvio di un’avventura imprenditoriale, ma anche la paura e l’incertezza che accompagnano il rischio e il sacrificio necessari. Quindi sì, è vero, avviare un’impresa comporta rischi. C’è l’incertezza economica, la possibilità di fallimento e il timore di non farcela. Ma dietro questo si nasconde anche l’opportunità di crescita personale e professionale.

Un po’ di paura quando inizi c’è, c’è il rischio di impresa, c’è quello economico. Di sicuro il contro è che tu una volta finito di lavorare sei fondamentalmente sempre immerso nel tuo lavoro e passione, poi tutto il resto è pro. In italia le opportunità ci sono, non è vero che bisogna andare all’estero: bisogna però avere voglia e passione. Il mio sogno nel cassetto? Trovare persone che abbiano voglia, passione a prescindere che siano dipendenti, soci o futuri imprenditori, se un ragazzo che lavorasse da me mi dicesse che vuole aprire una sua attività non potrei che dirgli che fa bene e ne sarei contento”.