16 Gennaio 2025
CremonaRugby
di MICHELE IONDINI - L'occasione è stata quella di un torneo del settore giovanile, che ha riunito a Cremona piccoli atleti da tutta la Lombardia: abbiamo fatto una piccola "mischia" nel mondo del rugby cittadino, per capirne valori e prospettive, benefici per il corpo e per la persona.

Cremona, secondo il Sole 24 Ore, si trova all’11° posto tra le province italiane per indice di sportività. Addirittura appena fuori dal podio per sport di squadra. Insomma, lo sport è ben radicato sul territorio ed è da sempre veicolo dei valori dei cittadini. Ma se viene naturale pensare subito al calcio, al basket o alla pallavolo, non lo è altrettanto per quanto riguarda il rugby. La federazione italiana conta, al 2023, circa 70 mila tesserati sui 4 milioni totali di atleti affiliati ad una federazione, classificandosi intorno al 20° posto tra le discipline del Coni. 


CON IL CONTRIBUTO DI

Con la buona volontà di dare il giusto spazio ad uno sport che rimane spesso nell’ombra di quelli più popolari, L’Ora Buca si è rivolta al Cremona Rugby per capire ciò che la palla ovale può offrire. L’occasione è stata quella di domenica 24 novembre quando è andato in scena al campo Palabosco del Bosco Ex Parmigiano (CR) un torneo dedicato alle rappresentative under 12, organizzato con la collaborazione di Bassa Bresciana, Crema, Rugby Lodi, Rugby Mantova, Treviglio, Bulldog Rugby e Raptors Valcavallina. 

Stefano Varrella, presidente del Cremona Rugby

Stefano Varrella, Presidente del club grigiorosso dal 2010, vanta un passato da giocatore professionista, con tanto di trafila nelle selezioni giovanili della nazionale italiana. «Il rugby è arrivato tardi a Cremona, grazie all’entusiasmo che si viveva al tempo, con l’Italia che da poco era entrata nel Sei Nazioni. Un gruppo di ragazzi decise di creare la squadra Seniores poi ci si è resi conto che sarebbe stato meglio lavorare su tutta la filiera partendo dal mini rugby nel 2014 e dal 2017 abbiamo deciso di investire tutta la nostra attività sul settore giovanile dall’U6 al’U18. I ragazzi più grandi sono un po’ meno e li mandiamo a giocare con la Bassa Bresciana, una società con cui collaboriamo dall’U14 in su».

Il rugby è uno sport che fa di rispetto, disciplina e comunione le proprie colonne portanti: «Si parla tanto dei valori del rugby, che dovrebbero essere quelli che ci guidano nella vita di tutti i giorni. Il nostro obiettivo è formare i ragazzi attraverso questi principi, non soltanto come atleti ma come persone. Fin da piccoli dobbiamo abituarli alla disciplina e alla socialità attraverso il rispetto delle regole». Così è stato anche per Stefano fin dalla giovane età: «Per me il rugby è stato motivo di vita. Mi ci sono avvicinato a 13 anni, poi ho avuto il privilegio di fare delle esperienze fantastiche in Nazionale: due Sei Nazioni U21 e un Mondiale in Sudafrica nel 2002. Per un periodo, ovviamente affiancato dallo studio, è stato il mio lavoro. Penso mi abbia aiutato a crescere, a diventare la persona che sono adesso e ad affermarmi dal punto di vista professionale. È quello che vorrei trasmettere a tutti i nostri ragazzi. .

Chiara Ghisolfi insieme ai ragazzi dell’U12

La pensa così anche Chiara Ghisolfi, allenatrice di Under 6, Under 10 e Under 12, per descrivere il proprio rapporto con questo sport: «Il rugby è la mia vita, non riuscirei a vivere senza quello che mi dà la palla ovale. A partire dalla società Cremona Rugby, la mia prima e unica, per scelta di cuore. Aggiungo che il rugby sono i nostri ragazzi: tutto il nostro lavoro ruota attorno a loro. La giornata di oggi è l’epilogo di settimane e mesi di lavoro, portata a termine anche grazie all’aiuto dei nostri amici del Mantova. Si respira aria di unione, per merito della collaborazione con più squadre. Anche chi magari viene con qualche defezione trova sempre chi aiuta. È una caratteristica del nostro sport: non siamo solo avversari, ma compagni anche con chi milita in altre realtà».

Il futuro è ben chiaro, gli obiettivi tracciati e il lavoro è appena cominciato, ma tanti risultati importanti sono già stati raggiunti «Abbiamo raggiunto l’obiettivo di essere una società affermata sul territorio cremonese. Stiamo raggiungendo quello di completare l’intera filiera», spiega il presidente Varella, «Dobbiamo ancora strutturarci per bene a livello societario, quindi avere un folto gruppo di educatori su ogni categoria e a livello dirigenziale. Stiamo spingendo sui genitori dei ragazzi perché sono la prima risorsa da cui attingere in questo senso». La speranza del movimento è di poter continuare a crescere dal basso, non solo grazie alla spinta della nazionale maggiore, che (tra tante delusioni) ha anche conquistato alcuni risultati storici, vedi le vittorie al Sei Nazioni e al Mondiale in Francia: «Il rugby italiano corre su due binari: quello della Nazionale, che sta ottenendo buoni risultati, e quello delle società sul territorio. Sul secondo, anche per scarso interesse della federazione, ci sono stati vari problemi. C’è molto da fare per recuperare il tempo perso: è giusto investire sulla nazionale come vetrina, ma non bisogna tralasciare il rugby di base».