7 Dicembre 2024
scuola learning schooling
di ALICE QUATTRONE - La pandemia lo ha rilanciato anche in Italia, ma il fenomeno dell'istruzione parentale in altri paesi è da tempo molto diffuso: ne abbiamo parlato con il Presidente de L'Associazione Istruzione Familiare

È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”. È con l’articolo 30 della nostra Costituzione che si è potuta definire l’istruzione parentale, o homeschooling, un fenomeno con infinite sfaccettature che l’Italia, come il resto del mondo, ha riscoperto (o in alcuni casi scoperto) nel periodo della pandemia. Secondo il Ministero dell’Istruzione e del Merito, l’homeschooling, realtà nata in USA e diffusasi poi globalmente, può essere definita come “la scelta della famiglia di provvedere direttamente all’educazione dei figli” e rispecchia dunque tutti i sistemi di apprendimento che si pongono al di fuori del perimetro scolastico tradizionalmente inteso.

Circa 15.000 sono state le famiglie che in piena emergenza sanitaria hanno adottato l’istruzione parentale per i propri figli e ne hanno scoperto il valore e i vantaggi. La maggior parte di questi studenti si trova al nord Italia – principalmente in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna – “ma il fenomeno si sta sempre più allargando interessando anche il centro e sud della penisola”, come spiega a L’Ora Buca Sergio Leali, presidente e tra i fondatori di Laif, l’Associazione Istruzione Famigliare. Nell’ultimo anno si sono riconfermate circa 11 mila famiglie, che hanno permesso così di mantenere i numeri quasi 10 volte superiori a quelli del periodo prepandemico.

Dunque, la famosa giustifica “motivi familiari” non è necessaria per tutti, così come la sveglia alle 7, lo zaino pesante sulle spalle, il pullman e il treno o le interrogazioni settimanali. Per alcuni studenti, dai 6 anni fino alla maturità, l’apprendimento guidato dai genitori, o da chi ne fa le veci, può camminare per mano con la maggiore libertà organizzativa. Spetta agli adulti dettare il passo per l’insegnamento e portare i figli, anno dopo anno, a superare l’esame di idoneità richiesto.

Con le numerose norme approvate negli ultimi decenni, le regole dell’homeschooling sono chiare: il genitore deve possedere la “capacità tecnica ed economica”, la quale deve essere riconfermata annualmente presso la scuola più vicina; il figlio, invece, deve dimostrare di aver acquisito le competenze necessarie, superando così l’esame che permette di passare all’anno successivo.

L’istruzione parentale non è quindi altro che una “scuola a casa”? In realtà no, è ben più di questo. I principi che spingono i genitori ad intraprendere questo percorso sono molteplici e tra questi vi è la maggiore apertura al mondo esterno. L’architetto Leali, padre di due figli educati insieme alla moglie con il metodo dell’istruzione parentale, racconta la sua esperienza sottolineando come l’elemento centrale che ha orientato la loro scelta sia “il contatto con la realtà, il prendere dalla realtà gli spunti per avviare dei percorsi di studio, di interesse, di ricerca”.

Le quattro mura scolastiche si trasformano nel mondo circostante e la classe di coetanei diventa società nella sua interezza. Per molti studenti “tradizionali”, per i quali la classe rappresenta lo strumento con cui scoprire l’amicizia, eliminare la routine scolastica significherebbe privarli della socializzazione, o almeno questa è l’idea che si ha. Nella pratica però è diverso.

È un mito che si sta sfatando da solo quello che la scuola è un luogo di socializzazione. Può esserlo, ma la qualità di questa socializzazione qual è? Quello che succede a scuola è un surrogato della qualità dei rapporti, una situazione artificiosa se non artificiale. La società infatti non è fatta di coetanei, ma di un’articolazione di soggetti che hanno caratteristiche estremamente diverse. Per essere allenati e competenti in ambito sociale bisogna frequentare la società in quanto tale e non qualcosa che è stato astratto e perimetrato al suo interno, vale a dire il gruppo dei coetanei”.

La scuola come luogo di socializzazione? Può esserlo, ma è una situazione artificiosa. La società non è fatta di coetanei, ma di soggetti con caratteristiche diverse

Quella portata avanti dal dott. Leali è sicuramente una delle critiche che possono essere avanzate verso il sistema scolastico attuale, italiano in particolare: la sua chiusura a favore di un metodo didattico quasi esclusivamente frontale. L’istruzione parentale si pone come obiettivo, quindi, quello di adottare un approccio più esperienziale, sfruttando il mondo esterno come principale fonte di insegnamento e crescita. Il modello didattico attuale, critica Leali, “non è funzionale ad una nuova visione di società aperta. Si parla di comunità ormai globale, ma dobbiamo allora avere competenze e conoscenze adatte”.

L’homeschooling può essere una soluzione, o può comunque servire per capire le criticità del sistema didattico attuale, innescare un confronto utile a tutti i soggetti che partecipano al variegato e complicato cammino di istruzione, formazione e crescita umana degli studenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *