Se chiedessimo oggi a un gruppo di bambini delle elementari cosa vorrebbero fare da grandi, riceveremmo le risposte più disparate. Ci sarebbe chi sogna di diventare un calciatore, chi un veterinario perché ama gli animali, quella bambina che già si immagina nella propria pasticceria o al posto della sua insegnante. Più di qualcuno potrebbe rispondere di voler diventare un influencer o uno youtuber, fino ad arrivare all’immancabile sognatore che ad un certo punto esclamerà: “Io voglio fare l’astronauta”. Se poi, però, prendessimo nuovamente questo gruppo di bambini e proponessimo loro di rispondere per alzata di mano alla domanda “Ti piacerebbe fare il falegname?” (o il calzolaio, il sarto, l’orafo…), il risultato che otterremmo sarebbe innanzitutto un grande silenzio, seguito solo da qualche timido braccino alzato e molto spesso dei cosiddetti “figli d’arte” artigiani.
La triste realtà è che questo trend purtroppo non si registra solo nel nostro ipotetico gruppo di bambini. Secondo i dati Inps del 2022, infatti, nell’ultimo decennio si è consolidata una perdita di più di 300 mila lavoratori del settore. Gli artigiani -dai fabbri ai falegnami, dai ceramisti ai tessitori- incarnano la tradizione, la creatività e l’abilità manuale che sono alla base della nostra cultura. Le loro opere non sono solo oggetti materiali, ma testimonianze tangibili della maestria umana e della dedizione al mestiere. Tuttavia queste preziose tradizioni rischiano di scomparire se non vengono tramandate e valorizzate dalle nuove generazioni. Nell’era digitale in cui viviamo, infatti, con le carriere tecnologiche che dominano il panorama professionale, è facile dimenticare le antiche arti e mestieri che hanno plasmato le nostre comunità nel corso dei secoli. Ciononostante c’è un fascino intrinseco nell’arte dell’artigianato che merita di essere riscoperto e preservato dai giovani d’oggi e, perché no, arricchito da questa nuova vetrina globale che i social offrono.
Tutte queste tematiche sono state al centro del Festival del Made in Italy che si è tenuto sabato 23 Marzo a Milano presso Talent Garden Calabiana e al quale L’Ora Buca ha partecipato. L’evento è stato promosso dai ragazzi di Eccellenza Italiana, una realtà figlia del digitale che si è posta sin dall’inizio come obiettivo quello di raccontare storia, ricchezze e curiosità del “bel Paese” a una community composta principalmente da giovani.
Abbiamo parlato con uno dei volti della pagina, Davide Meda, che ha condiviso con noi alcune sue riflessioni e ci ha presentato com’è nata l’idea di un festival sul made in Italy. “Eccellenza Italiana è attivo come progetto già da un paio d’anni”, ci ha spiegato, “il focus iniziale era quello di mettere in risalto le varie eccellenze Italiane, in ogni ambito. Col tempo però ci siamo resi conto che mancava qualcosa”. Quello a cui fa riferimento Davide è la mancanza di una narrazione che leghi i piccoli artigiani a chi sta ancora studiando o vuole approcciarsi al mondo del lavoro. Senza questa, raccontare le bellezze Italiane alle nuove generazioni avrebbe rischiato di risultare fine a sé stesso. “Il festival del Made in Italy nasce da una duplice esigenza: avvicinare gli artigiani ai giovani e allo stesso tempo i giovani agli artigiani”.
La giornata dell’evento è stata, di conseguenza, un susseguirsi di interviste, confronti, workshops interattivi, tutti accomunati da un unico grande filo conduttore: scardinare quella concezione dell’obsoleto che spesso aleggia attorno alla parola “artigiano” e creare un ponte ideale che collegasse i mestieri “di una volta” alle nuove generazioni. Qualità e passione sono state le parole più ricorrenti. La forza e maestria del saper fare italiano di ieri e di oggi si potevano toccare con mano agli innumerevoli stand presenti all’evento: la delicatezza dei vetrai di Murano si fondeva con la precisione dell’alta sartoria, i segreti e la tecnica di ceramisti e calzolai si incontravano nello spazio di pochi metri con la fantasia e imprevedibilità di customizer e designer. Inoltre, a lavorare dietro ai tavoli da bottega che impreziosivano gli spazi di Talent Garden Calabiana, c’erano quasi unicamente giovani; ragazzi che, nonostante l’età, hanno coraggiosamente scelto di non lasciar andare la storia della propria disciplina, ma piuttosto di rinnovarla e reinventarla per far sì che parlasse un linguaggio più moderno e accessibile a tutti.
Proprio l’innovazione è stata proposta dalla maggior parte degli ospiti come antidoto per sanare la generale disaffezione verso il mondo artigiano. Quanto più i professionisti del mondo manifatturiero sapranno far dialogare passato, presente e futuro nel loro lavoro, tanto più interessanti e appetibili torneranno ad essere certe pratiche. Davide Meda in merito ci confida “quello che maggiormente ho capito in questi due anni a contatto con realtà d’eccellenza è che il nuovo spesso spaventa, ma è la chiave per ridare vita a certe esperienze che altrimenti andrebbero perse”. Per spiegarsi meglio ci propone un aneddoto che ci tocca da vicino “abbiamo parlato qualche mese fa con un ragazzo che produce chitarre usando l’alluminio al posto del legno. Lui ci ha raccontato quanto fosse stato difficile agli inizi essere accettato dalla cerchia dei mastri liutai, cremonesi e non. Ora però, col suo lavoro, non solo ha riavvicinato tanti giovani alla produzione di strumenti musicali ma anche all’antica arte della liuteria che è sempre rimasta la sua passione primaria”. Ci vuole rispetto per la tradizione, quindi, ma allo stesso tempo anche il coraggio di esplorare nuove vie non ancora battute.
Al Festival del Made in Italy è stato lanciato un messaggio chiaro: nonostante tutte le difficoltà l’artigianato c’è, è vivo e vuole dialogare coi giovani. Il percorso di rinnovamento necessario è sicuramente impegnativo e non privo di difficoltà, ma se lo si affronta con la giusta apertura mentale e dinamismo può essere davvero la via per il riscatto di professioni che hanno fatto la storia del nostro Paese e sono state troppo presto e spesso accantonate. Ai ragazzi di Eccellenza Italiana, infine, va dato il grande merito di avere aiutato a rompere una volta per tutte quell’immagine stereotipata dell’artigiano come il vecchietto in bottega, col camice, che lavora isolato. Parafrasando le frasi provocatorie che venivano proiettate nei vari schermi presenti all’evento quindi, oggi più di ieri, possiamo affermare che l’artigiano è cool, è in hype, va di moda.