7 Dicembre 2024
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di ANDREA BOSELLI - Abbiamo visitato la sede cremonese dell'Avis: il presidente Scala ci ha raccontato la storia e il presente dell'associazione, che guarda ai giovani e al futuro

Associazione Volontari Italiani Sangue. Un nome “imponente”, un’istituzione che senza alcuno scopo di lucro provvede a buona parte del fabbisogno nazionale di sangue, grazie all’opera dei numerosissimi soci donatori in Italia. Un organismo che sfiora ormai il secolo di storia e può quindi vantare un apparato ben oliato e capillarmente esteso rispetto alla piccola sede originaria. Avis nasce infatti nel 1927 a Milano dall’idea del medico Vittorio Formentano, che raccogliendo l’adesione di alcuni primi volontari si pose l’ambizioso obiettivo di raccogliere sangue da donatori sani, in modo da combattere la compravendita dell’oro rosso. All’epoca, infatti, la trasfusione di sangue era una pratica già impiegata, ma svolta unicamente a fronte di una spesa che in pochi potevano sostenere, anche se in punto di morte. Il fine ultimo di Avis era ed è tuttora quello di rendere accessibile a tutti la possibilità di ricevere una trasfusione di sangue in caso di necessità.

“AVIS è la più grande associazione di volontariato del sangue italiana, che ogni anno contribuisce a circa il 70% del fabbisogno nazionale”, riporta il sito ufficiale. I più recenti dati disponibili (2022) parlano infatti di 3.325 sedi sparse in tutto il territorio nazionale, per un totale di 1.287.404 soci, il 98% dei quali donatori di sangue. Esiste anche un piccolo distaccamento sul territorio svizzero, che conta 26 sedi. Nella classifica italiana svetta la Lombardia: 659 sedi per un totale di 269.629 soci, il 97% dei quali donatori. Il totale delle sacche di sangue raccolte in questi 95 anni di attività sfiora i due milioni di unità.

Giuseppe Scala, presidente dell’AVIS di Cremona

La disponibilità del suo presidente Giuseppe Scala ci offre l’occasione di approfondire l’AVIS comunale di Cremona, un’istituzione del territorio che vanta cifre di tutto rispetto. Quinta in Italia e seconda in Lombardia per data di fondazione, la storia della sede comunale di Cremona ha origine nel 1933 dall’impegno dei dottori Danzio Cesura e Augusto Bongiovanni. I suoi numeri sono decisamente positivi considerando le piccole dimensioni della nostra città: si parla di 4.598 soci attivi, quasi il 7% in rapporto al numero di residenti nel Comune (dati del primo trimestre 2024). La cifra assoluta può sembrare irrisoria, ma certo strappa un sorriso d’orgoglio se confrontata con il 4% riscontrato in altre città come Milano. Questa positività è da attribuirsi, secondo Scala, ad una innata generosità dei cremonesi, solidali nei confronti della comunità.

Queste stesse statistiche tuttavia mettono in luce un trend negativo e preoccupante: il numero di donatori è in calo, in particolare tra i giovani, sebbene nel 2023 il numero assoluto di donazioni sia effettivamente aumentato. Solo tra gennaio e marzo 2024 Cremona ha visto la perdita di ben 140 soci. Un dato allarmante, anche se parte di queste perdite è dovuta all’eliminazione dai database di soci iscritti ma non partecipi alle attività di Avis, che di fatto comportavano solo un costo per l’associazione senza apportare alcun beneficio alla sua opera. La fascia di età che raccoglie più soci inoltre è quella che raccoglie i donatori prossimi all’anzianità, ai quali quindi non restano che poche donazioni prima di dover abbandonare questa bellissima abitudine. La pandemia ha poi contribuito a instillare un certo timore nei possibili aspiranti donatori, frenati forse dalla paura -infondata- di un rischio sanitario.

La donazione di sangue è un impegno” -suggerisce il presidente- “che molti giovani non si sentono di prendersi a questa età, preferendo uno stile di vita più libero e meno vincolato. Il fattore che frena molti di loro sembra infatti essere la limitazione -necessaria ai fini della donazione- di alcuni comportamenti che talvolta coinvolgono maggiormente questa fascia di utenza: non abusare di alcolici e non consumarne prima della donazione, evitare l’uso di sostanze stupefacenti e comportamenti sessuali occasionali e/o a rischio”. Non sembra quindi essere una questione di egoismo o di paura, quanto piuttosto di maturità e stile di vita: molti ragazzi infatti scelgono di abbracciare la causa di Avis anche ben oltre la teenage, in modo da scegliere in maniera più attiva e consapevole. L’importanza di questo semplice gesto infatti passa spesso inosservata “Prima si matura, poi si decide”, osserva Scala, “Spesso succede che a far scattare la molla sia un avvenimento che colpisce da vicino: magari una persona cara o un conoscente che ha un bisogno urgente di sangue o che sopravvive grazie a una trasfusione, apre gli occhi dei ragazzi verso un piccolo gesto di grande civiltà”.

Diventare donatori di sangue è un percorso semplice e ovviamente gratuito, che richiede tre requisiti di base: avere un’età compresa tra 18 e 70 anni, godere di buona salute, avere un peso corporeo superiore ai 50 kg. L’Associazione fornisce poi delle linee guida, norme di comportamento da seguire nel periodo precedente alla donazione per la buona riuscita della stessa: in particolare, è necessario astenersi dal consumo di alcolici e sostanze stupefacenti, evitare piercing, tatuaggi e comportamenti sessuali a rischio, viaggi in alcune zone geografiche. Per iscriversi è sufficiente presentare domanda in sede, compilare la documentazione richiesta e sottoporsi a un check up completo, una batteria di esami per verificare lo stato di buona salute. Il candidato, se giudicato idoneo, verrà chiamato a donare ogni tre mesi circa. Parte del sangue prelevato viene analizzato per assicurarne la buona qualità: questo garantisce quindi un monitoraggio costante dello stato di salute del donatore, che periodicamente viene sottoposto ad esami del sangue completamente gratuiti.

Il sangue donato viene poi porzionato, catalogato e separato nelle varie componenti (plasma, globuli rossi, globuli bianchi e piastrine). In questo modo è possibile aiutare un paziente in difficoltà somministrando esattamente la componente di cui ha bisogno, sfruttando al meglio la risorsa ed evitando ogni spreco. Si procede poi con la distribuzione agli enti sanitari che ne fanno richiesta: nel caso di Cremona, la maggioranza è destinata all’Ospedale Maggiore. Il plasma che non viene utilizzato viene inviato gratuitamente all’industria farmaceutica, che lo utilizza per la produzione di medicinali, pastiglie e integratori da inviare agli ospedali che hanno fornito la materia prima. Il sangue ha una validità di 42 giorni, dopodiché scade e non può più essere utilizzato. Perciò è necessario una buona frequenza delle donazioni, in modo da garantire al sistema sanitario la continua disponibilità di sangue.

La donazione di sangue è un gesto totalmente volontario, gratuito e anonimo, che tuttavia contribuisce a salvare numerose vite: è importante quindi assumersi la responsabilità di questo problema di interesse collettivo, impegnandosi in prima persona per contribuire a fare del bene.

Per fronteggiare il corrente declino statistico, Avis ha intensificato la sua campagna di “propaganda”: è presente alle principali manifestazioni, sportive e non solo, in luoghi di particolare affluenza (come il Teatro Ponchielli nelle serate sold-out), sui giornali, in televisione e anche sui social. Frequenti sono le campagne anche nelle scuole, con incontri di formazione che interessano studenti di ogni età, dalla primaria all’università. Avis Cremona cura poi anche “Il dono del sangue”, un giornale periodico -cartaceo e web- che tre volte l’anno pubblica le novità del mondo Avis. Diverse sono poi le manifestazioni organizzate dall’associazione, che ogni anno raccolgono un gran numero di adesioni: citiamo ad esempio la Giornata del Donatore -festeggiata il 14 Giugno- e la tradizionale Pedalata dell’Avis, momento di raccolta della comunità in un bellissimo evento sportivo.Tutte attività di grande importanza per raggiungere gli obiettivi di Avis: “In particolare in questo momento di difficoltà per il mondo della donazione di sangue”, spiega il Presidente Scala, “risulta di vitale importanza continuare a diffondere la cultura del dono”.