Smartphone, tablet e computer sono pane per i denti di milioni, anzi miliardi di persone in ogni angolo del pianeta. Con le loro capacità di agevolare, velocizzare e rendere più convenienti enormi quantità di azioni, sono infatti sempre di più gli ambiti in cui viene inserito il loro utilizzo. Dagli usi personali a quelli aziendali, anche il mondo scolastico è così oggetto di questa digitalizzazione. Dal semplice passaggio dal registro cartaceo a quello elettronico, all’installazione di Lim nelle aule, si è arrivati in alcune scuole alla sostituzione dei classici libri e quaderni con materiali analoghi ma digitali, prediligendo così un’istruzione mediante tablet.
È questo il caso delle scuole svedesi, che come un’avanguardia verso il futuro hanno adottato questo sistema, introducendolo anche nelle scuole materne e nei nidi. Tuttavia, se inizialmente si riteneva fosse la miglior soluzione dal punto di vista degli aspetti economici e didattici, sembra ora che la Svezia stia tornando sui suoi passi, modificando le decisioni prese e messe in atto negli ultimi anni, con un’inversione di rotta che vira in direzione di un ritorno al cartaceo. Questa è la volontà dell’attuale ministra dell’istruzione svedese Lotta Edholm, sostenuta dai risultati dell’indagine internazionale del Progress in International Reading Literacy Study (PIRLS) del 2021 (per approfondimenti LEGGI QUI).
“I bambini sono seduti davanti agli schermi per gran parte della giornata. Si muovono di meno, leggono meno e usano meno carta e penna, mentre i libri sono sempre più assenti. […] Ora stiamo facendo l’opposto: stiamo lanciando il più grande investimento in libri di testo in tempi moderni. Sappiamo dalla ricerca che si ottiene una comprensione più profonda quando si legge un libro rispetto alla lettura sullo schermo”
Tale studio viene condotto ogni cinque anni ed è volto a misurare le abilità di lettura degli studenti tra i nove e i dieci anni di età. I suoi risultati del 2021 avevano visto una diminuzione della capacità di lettura degli studenti svedesi, con un incremento della difficoltà dal 12% nel 2016 al 19% nel 2021, che ha peggiorato il ranking svedese della capacità di comprensione e lettura, scesa da “alta” a “intermedia”.
Per questa ragione Edholm sostiene che “gli studenti svedesi hanno bisogno di più libri di testo e di meno computer”. La notizia di questa “de-escalation digitale” non va però generalizzata erroneamente: al momento non esiste infatti alcuna legge a riguardo e l’obiettivo non è un’eliminazione totale dei dispositivi tecnologici dalle aule, se non per i bambini al di sotto dei sei anni dove ciò è necessario per non compromettere le loro abilità di apprendimento, bensì un uso più appropriato delle potenzialità che questi strumenti possono offrire.
Alcuni specialisti hanno però messo in dubbio l’approccio del governo svedese. Fabio Tarasow, coordinatore accademico del Progetto Educazione e Nuove Tecnologie (PENT) del Flacso (Facultad Latinoamericana de Ciencias Sociales), ha affermato che “la questione è pedagogica e non tecnologica (libro o schermo). L’importante è che tipo di attività vengono proposte agli studenti”. Di idea diversa il Karolinska Institute svedese, scuola di medicina incentrata sulla ricerca, che sostiene che “esistono prove scientifiche evidenti del fatto che gli strumenti digitali compromettono anziché migliorare l’apprendimento degli studenti“. Preoccupazione è stata espressa anche dall’UNESCO che ha emanato un “appello urgente per un uso appropriato della tecnologia nell’istruzione”.
Il ritorno ai classici carta e penna, oltre che controcorrente, risulta però essere anche oneroso: per favorire un rapido ritorno al cartaceo nelle aule, il governo svedese ha infatti annunciato nel corso del 2023 uno stanziamento di 685 milioni di corone (60 milioni di euro) e la messa a disposizione di altri 500 milioni (44 milioni di euro) annualmente nel 2024 e nel 2025. L’obiettivo ufficiale è garantire a ogni studente un libro per materia.