La campagna elettorale negli Stati Uniti è ormai giunta agli sgoccioli ed è arrivato il momento per i cittadini americani di recarsi alle urne: è giunta l’elezione più attesa da quattro anni nel mondo, ma soprattutto una delle più imprevedibili degli ultimi decenni. A fronteggiarsi due candidati che arrivano al giorno del voto da percorsi molti diversi: Donald Trump, il tycoon miliardario del Partito Repubblicano, già 45° Presidente degli USA dal 2016 al 2020, reduce da due attentati falliti, e Kamala Harris, la Vice Presidente degli USA, braccio destro dell’ex candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden.
I sondaggi sono molto incerti sul risultato, ma qualche certezza c’è già. Innanzitutto la grande affluenza degli “early/absentee voters”, ovvero quegli elettori che votano anticipatamente al seggio oppure tramite posta. Si tratta del numero più alto di sempre, riporta EuroNews, con circa 64 milioni di americani che hanno già espresso la loro preferenza.
Per cercare di cogliere un punto di vista diverso su queste elezioni così importanti a livello mondiale, L’Ora Buca ha incontrato alcuni exchange student, studenti che provengono da un altro Paese, in questo caso gli USA, che si fermano a studiare per un periodo più o meno lungo nella nostra città per apprendere una nuova lingua e conoscere una cultura diversa e che stanno frequentando le scuole superiori di Cremona.
Ai ragazzi è stato chiesto per chi avrebbero votato, perché ritengono un candidato migliore dell’altro e quali sono gli aspetti negativi e positivi dei due concorrenti. Non solo, è stata anche approfondita l’appartenenza politica dei famigliari, i temi che stanno loro più a cuore e quali sono le previsioni sul risultato delle elezioni.
“Kamala Harris mostra maggiore attenzione per le donne e le diverse sensibilità. La sua campagna per consentire aborti sicuri invece di ignorarli e vietarli del tutto è un’enorme ragione per cui voterei per lei”, ha affermato Cailin Sherrillo, 17 anni, studentessa del Ghisleri, originaria di Austin in Texas. Nonostante lo Stato da cui proviene sia noto per essere tradizionalmente repubblicano, la famiglia di Cailin è democratica, evidentemente per la sensibilità su alcune tematiche diversa rispetto al resto della popolazione. Il tema dell’aborto è stato un elemento centrale di campagna per la Casa Bianca, che si è sviluppata su un susseguirsi di botta e risposta tra Trump e la Vice Presidente degli USA, che si sono scambiati reciproche accuse.
Lo stesso delicato argomento è in cima alla lista anche per Mihn-Anton Do, 16 anni, studente del Liceo Scientifico Aselli, sostenitore di Kamala Harris: “Ho sentito dell’esistenza del Project 2025 e mi spaventa perché la sua applicazione vorrebbe dire rinunciare a molte cose positive per noi. Per esempio andrebbe a limitare il diritto all’aborto per molte donne, oppure i diritti dei gay”. Il Project 2025 è un testo elaborato dal think thank Heritage Foundation, di stampo conservatore, dal quale Trump però ha già preso le distanze in diverse dichiarazioni. Il progetto propone un maggiore controllo da parte del Presidente del ramo esecutivo (quindi tutti i diversi dipartimenti di Stato), che per alcuni critici vorrebbe dire andare verso un’autocrazia, oltre che una maggiore diffusione all’interno del governo di valori conservatori cristiani.
“Abito a San Jose, nella Silicon Valley in California, da dove però se ne stanno andando diverse persone per l’alto costo della vita”, ha continuato Minh-Anton, “e sono molto legato a Kamala, come il mio territorio, poichè è stata vice procuratrice distrettuale ad Alameda, a circa 65 chilometri da dove abito”. Non tutta la sua famiglia però la pensa allo stesso modo: “I miei nonni sono stati coinvolti nella guerra del Vietnam vinta dal blocco comunista: ciò ha causato molta immigrazione negli USA e loro voterebbero Trump perchè è più tradizionalista, a differenza di Kamala, secondo loro più progressista e di stampo comunista”.
Tocca il tema dell’aborto anche Jane (il nome è di fantasia), 17 anni, studentessa in una delle scuole superiori della città, originaria di Las Vegas, che preferisce restare nell’anonimato, senza però rinunciare a spiegare le sue posizioni, diverse da quelle dei concittadini. “A differenza di quanto si creda, Donald Trump vuole dare la possibilità di legalizzare o meno l’aborto Stato per Stato”, spiega Jane, “Per me non è la soluzione perfetta, ma è molto più realistica del supposto piano di Kamala di legalizzare le procedure immediatamente in tutto il Paese”. La giovane del Nevada sottolinea anche la contraddizione di Harris, reduce da un mandato pieno alla Casa Bianca accanto a Biden: “Lei promette di risolvere davvero tanti problemi sui diritti umani nei prossimi quattro anni di mandato, quando ha avuto tutto il tempo a sua disposizione negli ultimi quattro anni”.
Un tema scottante ma ricorrente, e che influenza molti Americani al voto, è l’andamento dell’economia degli Stati Uniti e la sua percezione da parte dei cittadini. “Quando Trump era presidente, elaborò diverse politiche economiche che favorirono la vita quotidiana di ogni americano” afferma Jane, “I beni alimentari, la benzina, le case erano a prezzi molto bassi, per non parlare dei numerosi tagli alle tasse che ha fatto. Durante la Presidenza Biden/Harris non solo tutte queste spese sono aumentate, ma anche la disoccupazione è salita alle stelle”.
Se Cailin e Jane non hanno deciso di sbilanciarsi prendendo posizione in possibili previsioni sul vincitore, al contrario Minh-Anton, molto informato sulle ultime notizie, crede in una decisa vittoria di Harris soprattutto dopo l’ultimo sondaggio condotto in Iowa. Si tratta della rilevazione della Elzer & Co, casa di sondaggi che ha sede nel suddetto Stato ed è ritenuta una fonte molto attendibile e precisa. Lo studio di riferimento dà Harris al 47%, collocandola a +3% su Trump fermo al 44%, in uno Stato tradizionalmente repubblicano che vanta ben 6 grandi elettori sui 270 necessari per la vittoria.
I primi risultati inizieranno ad arrivare nella notte tra martedì e mercoledì. Comunque vada a finire, per gli Stati Uniti e per il mondo sarà una nuova pagina di storia. Il voto, però, potrebbe portare con sé anche tensioni e lacerazioni, sia a livello sociale (come accaduto dopo le ultime presidenziali) sia all’interno delle stesse famiglie o cerchie di amici: “Gli Americani sono stati estremamente divisi nelle ultime due elezioni tra democratici e repubblicani”, spiega con amarezza Jane, “È triste vedere rovinare le relazioni con gli amici e le famiglie a causa della differente visione politica. Non dovrebbe assolutamente essere così. Dovremmo tutti rispettare il punto di vista e l’opinione dell’altro, rimanendo poi anonimi al momento del voto”.
Grafica di copertina: Cristina Carotti. Interviste di Maram Dieye, Francesco Gamba e Matilde Maffezzoni.