Le informazioni reperibili su internet, ma spesso anche dai media tradizionali, possono essere imprecise e fuorvianti, ma al contempo estremamente convincenti: è così di grande importanza, soprattutto per i giovani, documentarsi da fonti autorevoli e attenersi a verità certificate. In particolar modo nell’ambito della salute la disinformazione rischia di fare importanti danni, generando allarmismi e reazioni inadeguate.
Così, con lo scopo di prevenire e informare, esistono sul territorio incontri informativi, che danno la possibilità concreta di documentarsi e chiarire i propri dubbi in modo sicuro. Proprio Cremona, nella giornata del 19 ottobre, è stata luogo di uno di questi convegni. La conferenza, che si è tenuta nella sede dell’Ordine Dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Cremona, ha avuto come obiettivo quello di spiegare le peculiarità del virus HPV, con gli annessi fattori di rischio e le strategie di prevenzione e di cura.
Ma cos’è l’HPV? Conosciuto anche come papilloma virus, l’HPV è un virus oncogeno (ossia che può provocare o favorire l’insorgenza di tumori) che, nonostante nella maggior parte dei casi regredisca spontaneamente, è comunque il responsabile di condilomi, tumori delle mucose e di tutti i casi di carcinoma alla cervice uterina. E se si pensa che sia un problema che non riguarda i giovani, l’errore è grande.
In un contesto di multidisciplinarietà, la prima a prendere la parola è stata Chiara Fornabaio, dirigente medico dell’Unità Operativa Malattie Infettive dell’Ospedale di Cremona, che ha spiegato come l’HPV sia trasmissibile non solo sessualmente (come avviene nella maggior parte dei casi), ma bensì anche per contatto. Questa sua facilità di diffusione lo porta a essere la malattia sessualmente più trasmessa al mondo; malattia che colpisce prevalentemente i maschi tra i 25 e i 29 anni, a differenza di quanto si possa pensare.
Per capire la sua portata basti pensare che il 70 % degli uomini sessualmente attivi viene infettato da HPV almeno una volta nella sua vita e che i condilomi ano-genitali (verruche benigne nelle aree genitali) sono la prima infezione sessualmente trasmessa in italia (43%), seguiti solo dall’herpes (8%). Un maschio su tre, ha spiegato la dott.ssa Fornabaio, è portatore di HPV, una sorta di “serbatoio” dei virus, che penetra nell’epitelio attraverso delle microlesioni e che può restare latente anche molto a lungo. Attività sessuale, numero di partner, quantità di screening, mancanza di prevenzione, fumo, immunodepressione e la presenza di altre infezioni sessualmente trasmesse (come può essere l’HIV) sono tra i principali fattori di rischio. Ad esempio, se già un omosessuale maschio non HIV positivo ha una prevalenza doppia di HPV anale rispetto alle donne, omosessuali maschi HIV hanno un rischio di infezione da HPV (e di conseguente carcinoma anale) che in confronto è fuori scala.
Proprio per questo la prevenzione dell’HPV risulta fondamentale. Questa si suddivide in una prevenzione primaria, che si fa tramite vaccinazione, fortemente raccomandata e senza limiti di età nelle linee di guida italiane, e in una prevenzione secondaria, che si avvale invece dello screening. A queste vanno aggiunte, come atti di prevenzione, l’utilizzo del condom e campagne di educazione sull’argomento.
Come sottolineato nel secondo intervento dalla dott.ssa Antonella Laiolo, direttore della struttura complessa vaccinazioni e sorveglianza malattie infettive della ASST Cremona, il vaccino dell’HPV è di tipo “ricombinante”, ovvero privo al suo interno di virus vivo, ed è così impossibile prendere il papilloma da esso. Il vaccino ha un costo di 69.30 euro a dose e il numero di esse varia in base all’età: 2 dosi se fatte sotto i 15 anni e 3 se fatte dai 15 anni in poi. Tuttavia sono presenti dei criteri di gratuità per età (per i minori di 12 anni e per le femmine e i maschi mai vaccinati fino ai 26 anni di età), ma anche per fattori di rischio quali, per citarne alcuni, soggetti con HIV o con comportamenti a rischio infezione e donne con determinate lesioni.
Nel contesto vaccinale, un ostacolo difficile da sormontare sono i dubbi di fronte all’iniezione. Gli OSS (Operatori-Socio-Sanitari), professionisti dedicati alla promozione, alla prevenzione e all’educazione alla salute, sono spesso i primi a interfacciarsi con i pazienti meno propensi.
Come spiegato dal dottor Marco Severgnini, assistente sanitario che si occupa di organizzazione dell’area della prevenzione della ASST di Crema, hanno così loro per primi l’onere di offrire giusti spunti di riflessione e suggerire fonti autorevoli, calibrate in base al soggetto, per cercare di eliminare quei dubbi spesso infondati e portare il paziente ad aderire al programma di prevenzione, la cui seconda parte prevede l’offerta di test di screening.
Di questi ha parlato la dott.ssa Annalisa Abbiati, dirigente medico del reparto di Ostetricia e Ginecologia della ASST di Cremona, referente per i programmi di monitoraggio. Questi test sono gratuiti, non invasivi o dolorosi, e sono in grado di cambiare il decorso della malattia. A differenza del pap test, l’HPV test permette, oltre che di identificare eventuali lesioni delle cellule, anche di andare a individuare la presenza dei due ceppi di HPV a maggior rischio oncogeno (su un totale di 200 ceppi) o la presenza di uno degli altri a minor rischio.
Divulgazione, vaccini e screening, uniti alla collaborazione esistente tra le varie entità sanitarie permettono di creare un’efficiente rete di prevenzione. Più vaccini e più screening renderebbero infatti possibile il debellamento globale del tumore alla cervice uterina entro 100 anni.