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di MATTEO BOVARINI - Poche ore fa l'accoltellamento a Berlino di un turista spagnolo da parte di un siriano richiedente asilo; prima l'auto guidata da un afghano sulla folla a Monaco di Baviera: l'immigrazione è stata al centro della campagna elettorale tedesca, insieme alle difficoltà economiche del paese e alla politica internazionale. Analizziamo la situazione alla vigilia del voto.*

La Germania si prepara ad un appuntamento elettorale fondamentale. Il prossimo 23 febbraio il popolo tedesco tornerà alle urne in un voto che potrebbe ridisegnare non solo il futuro politico del Paese, ma anche influenzare profondamente gli equilibri europei e il ruolo del continente nello scenario globale. Con un panorama politico frammentato e sondaggi che indicano un testa a testa tra i principali partiti, queste elezioni sono tra le più incerte, e allo stesso tempo cruciali, degli ultimi anni.



Lo scenario: crisi politica ed economica e pressioni geopolitiche – Lo scorso 16 dicembre 2024, il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz è stato sfiduciato al culmine di una serie di tensioni tra i vari partiti della coalizione di governo formatasi nel 2021. L’alleanza tra i socialisti del Sozialdemokratische Partei Deutschlands (SPD), i Verdi (Bündnis 90/Die Grünen) e i liberali del Freie Demokratische Partei (FDP), nota anche come “coalizione semaforo”, poggiava sin dall’inizio su basi molto fragili e vedute politiche troppo distanti per reggere l’urto dell’instabilità nazionale e internazionale degli ultimi anni.

Olaf Scholz, attuale Cancelliere e candidato per i social-democratici

Nello specifico, dall’invasione russa dell’Ucraina ad oggi, i leader politici tedeschi hanno dovuto far fronte non solo alle inevitabili pressioni geopolitiche, ma anche all’aggravarsi della crisi energetica e ad una crescente competizione industriale con la Cina, soprattutto nel settore automotive, a peggiorare ulteriormente un quadro economico stagnante e già profondamente in crisi. Proprio l’economia tedesca, tradizionalmente forte e d’esempio per tutto il continente europeo, ed oggi in tracollo, è stata la causa scatenante dell’odierna crisi di governo.

II peso della guerra in Ucraina e la rielezione di Donald Trump – Nel novembre 2024 i due vicecancellieri, Christian Lindner, ministro delle Finanze, nonché leader dell’FDP, e Robert Habeck ministro dell’economica ed esponente dei Verdi, hanno presentato a Scholz i propri piani per risollevare e rilanciare il Paese. In particolare, Lindner si sarebbe opposto alla richiesta di Scholz di proclamare uno stato di emergenza finanziaria. Questa misura avrebbe consentito di aggirare il limite al debito presente nella Costituzione tedesca, per destinare nuovi aiuti all’Ucraina e aumentare il budget della difesa, esigenze rese ancora più urgenti dalla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca.
Per evitare di contrarre nuovo debito, i liberali dell’FDP avrebbero preferito finanziare le spese militari riducendo i fondi destinati ai programmi sociali, una proposta inaccettabile per gli altri due partiti della coalizione. Preso atto di questa distanza ormai incolmabile tra le varie forze di governo, Scholz è stato costretto a licenziare Linder, provocando il crollo della coalizione e, poco dopo, del governo stesso, aprendo la strada alle elezioni anticipate che si terranno questo fine settimana.

Le forze in campo e l’ombra dell’estrema destra – A correre in questa tornata elettorale straordinaria sono sostanzialmente sette partiti. Oltre ai tre della precedente legislatura, si trovano a competere anche la Christlich Demokratische Union Deutschlands (CDU) di centro-destra, Linke e Bündnis Sahra Wagenknecht (BSW), formazioni di estrema sinistra e Alternative für Deutschland (AfD), di estrema destra. I democristiani della CDU, guidati da Friedrich Merz, sono i favoriti alla vittoria negli ultimi sondaggi, seguiti da AfD e l’SPD di Scholz. Nessuno di questi, però, sembra avere i numeri sufficienti per raggiungere la maggioranza e poter governare in solitaria, bisognerà, quindi, verosimilmente ricorrere nuovamente a una coalizione tra più forze politiche.

Alice Weidel, leader di Alternative für Deutschland (AfD)

L’ombra che aleggia attorno a questa crisi di governo e a queste nuove elezioni, catalizzando l’interesse dei principali attori globali, è il significativo riemergere dell’estrema destra nel panorama tedesco. L’AfD di Alice Weidel, fondato nel 2013, ha guadagnato crescente consenso, trasformandosi da un movimento euroscettico a una forza nazionalista con posizioni fortemente anti-immigrazione e populiste. Il partito è l’unico tra le principali forze politiche tedesche a promuovere una relazione amichevole con la Russia di Vladimir Putin, opponendosi all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea e nella NATO, e criticando le sanzioni contro Mosca.
Nelle ultime settimane il gruppo politico ha anche ricevuto endorsement da personaggi politici controversi come Alexander Dugin, politologo russo anche noto come “l’ideologo di Putin” e Victor Orban (presidente ungherese), ma anche oltreoceano da parte di Elon Musk e del vicepresidente J.D. Vance, che ne ha parlato nel suo recente discorso a Monaco che tanto sta facendo discutere la politica italiana ed Europea.

La posta in gioco è alta e riguarda il futuro del continente – Secondo le previsioni non sembra che in questa tornata elettorale il movimento presieduto da Alice Weidel abbia la possibilità di entrare nel governo federale e anche il leader democristiano Merz si è detto contrario a qualsiasi alleanza formale con l’AfD. Tuttavia, il voto alle porte genera timori sui nuovi equilibri di potere che potrebbero crearsi sulla scena politica tedesca e le ripercussioni che quest’ultimi potrebbero avere, ben oltre i confini nazionali. Un governo stabile e filoeuropeo potrebbe rilanciare il processo di integrazione, mentre un esecutivo più frammentato, o orientato verso posizioni euroscettiche, rischierebbe di indebolire drasticamente la leadership europea. La posta in gioco è alta. Il voto del popolo tedesco, in bilico tra stabilità e rinnovamento, tra continuità e nuove visioni, sarà cruciale per le sorti della Germania e del continente nel prossimo futuro.

*Riproponiamo, per gentile concessione del periodico online di Azione Cattolica, l’articolo del collaboratore de L’Ora Buca Matteo Bovarini