In Europa ogni anno muoiono 950.000 persone per patologie cronico-degenerative legate a una cattiva alimentazione, prima causa di mortalità insieme al fumo. One Health, la salute umana non può prescindere dalla salute degli animali e dell’ambiente: è stato questo il tema al centro della conferenza che si è tenuta martedì 13 marzo al teatro Monteverdi di Cremona dal titolo “Alimentazione e sostenibilità”, inserita nel progetto Il Tempo CrEDIBILE, serie di incontri sull’alimentazione promossa dalla Rete degli Istituti Comprensivi di Cremona insieme al Comune, che ha avuto come relatori Damiano Di Simine (Responsabile scientifico per Legambiente Lombardia) e Patrizia Ucci (Medico, referente area cibo e salute per Slow Food Lombardia).
Dopo un breve saluto dell’Assessore all’istruzione e alle risorse umane di Cremona, Maura Ruggeri, il dott. Di Simine ha affrontato alcuni punti critici legati all’allevamento animale: l’alta percentuale di suolo coltivabile usato per produrre mangimi e foraggi, l’elevata emissione di gas inquinanti e l’antibiotico resistenza nell’uomo, che può essere causata anche dalla somministrazione di questi farmaci agli animali. Il rappresentante di Legambiente è poi passato al tema del grande sbilanciamento nell’alimentazione di oggi e di come il ritorno ad una dieta mediterranea comporti anche un impatto positivo sull’ambiente. Maggiori fonti vegetali, più frutta, verdura, cereali integrali: alimenti però che sono i più ricchi di pesticidi. “La qualità del cibo va pagata, ma la salubrità di ciò che si mangia è qualcosa che dovrebbe essere per tutti. Rendere l’alimentazione sana un diritto e non un privilegio”, ha spiegato Di Simine, illustrando gli obiettivi con cui nel 2020 è stata approvata la Strategia europea “From farm to fork”, molto contestata soprattutto dalle grandi lobby di produzione alimentare perché ritenuta contro gran parte dell’industria.
Il cibo è una mattonella che entra, è un qualcosa che diventa parte di noi perché viene metabolizzato. L’abbiamo reso merce: l’obiettivo non è più la salute, ma il profitto
“Il cibo è una mattonella che entra, è un qualcosa che diventa parte di noi perché viene metabolizzato. L’abbiamo reso merce: l’obiettivo non è più la salute, ma il profitto”, ha aggiunto la dott.ssa Ucci, relatrice di Slow Food, mostrando come si sia generata la malnutrizione nel mondo: non si è riusciti a togliere quella per difetto (850 milioni di persone soffrono di denutrizione, 1/3 del cibo viene buttato), ma si è aggiunta quella per eccesso (1 miliardo e 700 milioni sono ipernutrite, in Italia c’è il 60% di obesità infantile) e per qualità di cibo (come la mancanza del benessere animale negli allevamenti intensivi, gli alimenti industriali non sani, la celiachia al 4-5%, per il 90% dovuta all’alimentazione): sono molte le problematiche cresciute esponenzialmente anche nei bambini e che degenereranno una volta adulti. Una soluzione proposta dal medico è di rimettere al centro il valore della tradizione espresso nella dieta mediterranea, caratterizzata da porzioni frugali, abitudini locali, e da convivialità (la traduzione attraverso il piacere dell’essere in gruppo, fondamentale nell’uomo), perché “nonostante si sappia che le patologie croniche sono strettamente legate all’alimentazione, si cerca ancora troppo spesso subito la medicina, quando bisognerebbe invece riscoprire il valore del buon cibo”.
Francesco Brancaccio