
Nello scorso fine settimana, per la prima volta Cremona ha ospitato l’Ink Legend, tattoo festival sia per i curiosi sia per gli amanti di questa storica e affascinante forma d’arte. Quello del tatuaggio, che affonda le sue radici nella Preistoria, è da sempre stato mezzo di rappresentazione simbolica di modi di vivere, credenze e religioni di culture completamente diverse e lontane tra loro. Negli ultimi decenni si è assistito ad un graduale sdoganamento e ad una conseguente diffusione di questa antica pratica. Infatti le attività che si concentrano su tatuaggi e piercing sono oltre 6.000 nel nostro Paese, cifra che fino al 2012 non raggiungeva neanche le 1.500 unità.

Ma perché portare proprio in una cittadina come Cremona un festival come questo? L’abbiamo chiesto a Daniele Morenghi, che ha curato l’organizzazione dell’evento: “Abbiamo già lavorato a Cremona con altri format, ci è piaciuta come città e soprattutto ci siamo accorti che non c’era ancora un tattoo festival quindi perché non iniziare da qui? In altre città sono un po’ più avanti sotto questo punto di vista, hanno già convention o altri piccoli eventi come il nostro sul tatuaggio quindi Cremona ci sembrava un’ottima piazza da cui iniziare.” L’Ink Legend tuttavia non sembra volersi fermare a Cremona: “L’intenzione di portare il format in altre città c’è fin dall’inizio, però senza andare dove ci sono già convention più importanti della nostra”, spiega ancora Morenghi, “Sicuramente non vogliamo competere con loro, anzi, vogliamo dare una piccola alternativa in città dove non ci sono questo tipo di eventi”.
Non è stato infatti il numero degli studi il punto forte di questo festival, bensì la loro storicità nel panorama italiano. Jonas Arturo Santana, tatuatore e titolare di Custom Tattoo di Bergamo, ha selezionato i migliori studi italiani per questo evento: “La scelta è stata indirizzata a chi è appassionato del tatuaggio in generale, ma per questa occasione abbiamo deciso di portare il tema del tatuaggio tradizionale sia classico che giapponese, poi abbiamo aggiunto ovviamente altre tipologie perché è giusto che il tatuaggio sia legato al tempo e all’ambiente in cui vive”.



Molto evidente, negli spazi espositivi del festival, l’eterogeneità del pubblico. Famiglie con bambini piccoli, gruppi di ragazzi, adulti… un interesse trasversale che mostra come sia cambiata la percezione del tatuaggio nell’opinione pubblica: “Il tatuaggio si muove esattamente come si muove la società, quindi penso che quello che sta succedendo adesso è quello che sta succedendo con qualsiasi altra cosa”, spiega ancora Santana, “Tutto è labile, tutto è rapido, tutto è veloce quindi anche il tatuaggio stesso è diventato qualcosa che è legato al momento: lo si fa quasi senza coscienza. È vero, è bello che ci sia più libertà di scelta, però è un peccato che si sia persa la magia del tatuaggio come una cosa che non tutti accettavano. A me piaceva mi piaceva sapere che il tatuaggio poteva creare fastidio nella maggior parte delle persone”.
Il tatuaggio è diventato un fenomeno di massa: non ci si tatuava per moda. Adesso tutti diventano tatuatori da un giorno all’altro e non educano il cliente perché neanche loro sono educati
Marco luzzagni (marcoluzz) – tatuatore
Più lapidaria l’opinione di Marcoluzz (nome d’arte di Marco Luzzagni) che parla di educazione del tatuatore e del cliente: “Un’involuzione totale, è diventato un fenomeno di massa, non è più un fenomeno di nicchia per cui chi era tatuato, siccome c’era una pressione sociale, veramente lo voleva: non ci si tatuava per moda. Adesso è molto facile reperire materiale per tatuare quindi tutti diventano tatuatori da un giorno all’altro e non educano il cliente perché neanche loro sono educati. Se volevi fare il tatuatore veramente volevi farlo perché dovevi imparare a saldare gli aghi, gli inchiostri arrivavano in polvere… era tutta un altra cosa, eravamo come degli alchimisti. Oggi è difficile identificare chi è chi, si è perso il romanticismo che c’era una volta”.
Secondo Mino Luchina di Tattoo Shop Milano e Vegetavio (pseudonimo di Andrea Avio) di Elevenink di Cremona tra i giovani si è diffusa una scarsa riflessione su cosa e su dove ci si tatua: “Tutta l’ondata che c’è stata con la trap ha portato i giovani a voler imitare i loro cantanti che si tatuano magari già in faccia senza avere altri tatuaggi”. Inoltre, aggiunge Vegetavio, per quanto chiunque dovrebbe essere assunto indipendentemente dai tatuaggi che si è fatto, sapendo che il mondo del lavoro non è ancora così aperto, tatuando un ragazzino sulla mano il tatuatore va a compromettere quello che è il suo futuro, anche se le persone a cui è stato chiesto se avessero mai avuto problemi nel mondo del lavoro a causa dei propri tatuaggi la risposta è stata un unanime “no”. Luchina denuncia anche di come non ci sia abbastanza cultura per fare in modo che le persone si appassionino: “Preferiscono riempirsi di tatuaggi a caso perché vedono il cantante con i tatuaggi e non gli interessa una ricerca prima. Quando ho iniziato io l’importante era evitare di mostrarli troppo, per cui mani, collo, faccia erano cose che facevi all’ultimo”.

Dagli addetti ai lavori non solo rimpianti per i tempi che furono, ma anche il riconoscimento che qualche cambiamento in positivo per le persone tatuate c’è stato. Il bergamasco Corrado Bratti di Skin Fantasies racconta di come solo negli anni ’90 al supermercato le mamme si allontanassero da lui. Il tatuaggio in quegli anni era ancora in parte legato all’immaginario criminale.
Ma se così tanto è cambiata la percezione del tatuaggio, come sono cambiati gli strumenti del mestiere e come può una persona fidarsi delle capacità e degli strumenti di un tatuatore? “Adesso solo uno sciocco non lavora al sicuro,” commenta Bratti, “Anni fa era tutto più complesso: io gli aghi li saldavo, andavano lavati, sterilizzati, mentre adesso abbiamo tutto monouso”. Vegetavio sottolinea anche che gli inchiostri sono ormai da vent’anni vegani e anallergici, ma anche le macchinette si sono evolute, come spiega ancora Bratti: “Il problema di queste cose è che purtroppo adesso le compri anche su Amazon e dato che le possono comprare tutti, anche chi non ha fatto corsi igienico sanitari, chiunque può tatuare senza avere in mente quali sono i rischi”.

