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di MICHELE IONDINI - La sua avventura nel calcio è partita quasi per scherzo, al seguito del papà allenatore...da allora Alessia Capelletti è passata dal giallorosso del Corona al bianconero della Juventus: nel mezzo tante esperienze in giro per l'Italia, mentre il mondo del calcio femminile cresceva ed evolveva, al pari della carriera della giovane portiere cremonese.

Cremona, tra le sue tante eccellenze, vanta anche diverse realtà sportive di alto livello. Tra queste, purtroppo, non ce n’è una di calcio femminile professionistica e le filiere delle società locali si fermano all’U19, U.S. Cremonese compresa. Il lavoro da fare è ancora molto, eppure a livello nazionale i passi avanti del movimento sono evidenti. Il calcio femminile è esploso a livello mediatico nel 2019 con il Mondiale giocato in Francia, che vide le azzurre uscire ai quarti dopo un ottimo percorso e l’avvento del professionismo tre anni fa è la certificazione di questa crescita. 



A raccontare a L’Ora Buca l’evoluzione e le prospettive di questo mondo è Alessia Capelletti, cremonese del Cambonino e portiere della Juventus Women. La sua carriera è iniziata da piccolissima nel Corona: «Fu una scelta di pancia. Un giorno mio papà mi ha detto: “Vuoi provare?” Mi ha portata al campo e sin dal primo allenamento mi sono divertita tantissimo. Ho iniziato tra i pali per caso perché mancava un portiere, ma ho capito subito che era il mio posto, è stato tutto molto naturale».

Lysianne Proulx, Pauline Peyraud-Magnin e Alessia Capelletti

Il primo ostacolo è stato dover giocare con i maschi, ma nonostante ciò Alessia ha un bellissimo ricordo di quegli anni: «Ho la fortuna di avere dei genitori che mi hanno sempre supportata e fatta sentire “normale”, perché così era, nonostante gli stereotipi del tempo. L’importante allora era andare al campo e divertirmi. Inizialmente i miei compagni non mi vedevano come una loro pari, ma è bastato poco per convincerli. Nel giro di poco tempo mi hanno riconosciuta e apprezzata. Addirittura ricordo qualcuno piangere quando gli ho detto che non potevo più giocare con loro. Qualche siparietto con gli avversari: «Ah, ma in porta c’è una femmina!»… In quel caso i miei compagni erano i primi a difendermi. Io ci ho messo sempre del mio, l’obiettivo era dimostrare sul campo il mio valore». 

Inizialmente i miei compagni non mi vedevano come una loro pari, ma è bastato poco per convincerli. Nel giro di poco tempo mi hanno riconosciuta e apprezzata

Poi, da adolescente, il passaggio al Mozzanica, nella bergamasca, che ai tempi militava in Serie A. Dalle giovanili ai primi assaggi in massima serie. La prima titolarità arriva con il passaggio all’Inter in Serie B, poi Tavagnacco ed Empoli: «Sono state tutte esperienze importanti. All’Inter ero molto giovane e affacciarsi a un grande club mi ha educato. Tavagnacco ha fatto da svezzamento: primo anno di Serie A e 16 presenze che mi sono servite per percepire la categoria e il livello a cui ambivo. A Empoli sono stati due anni molto belli: si era creato il giusto clima. In più, in una rosa molto giovane sono dovuta maturare in fretta e mi è servito molto in seguito». Nell’estate 2022 il passaggio al Parma. Stagione molto sfortunata per Alessia: un grave infortunio al ginocchio l’ha tenuta fuori per 6 mesi e la squadra è retrocessa a fine anno. Il rientro nell’annata successiva, in cadetteria: «A Parma volevo essere un riferimento e fare un salto di qualità. Dopo l’infortunio ci stavo riuscendo, ma non siamo riuscite a risalire. Fortunatamente la Juve ha notato il mio lavoro e mi ha contattata, considerandomi un portiere affidabile e a cui poter dare fiducia». 

Alessia in azione ai tempi dell’Empoli

Con le bianconere, una grande chance per crescere ancora: «Dalla prima settimana in cui sono stata qui, mi sono sentita nel posto giusto, mi hanno fatta sentire importante. Ho trovato dei grandi professionisti in tutti gli ambiti: dalle compagne allo staff medico tecnico e così via». Un rapporto che ha spinto Alessia a firmare recentemente un prolungamento di contratto: «In nessun altro posto mi sono sentita così a mio agio e così libera di crescere. Indossare questa maglia è speciale: nello stemma, riconosco non solo le emozioni che vivo quotidianamente, ma anche la storia della Juve e la mia, che si sono incrociate. È questo ciò che mi ha convinta a rinnovare».

A livello europeo e mondiale possiamo sembrare indietro, ma è solo l’inizio. Dalla linea che il professionismo ha tracciato si può solo migliorare

Un futuro carico di ambizioni e speranze che mai Alessia avrebbe potuto immaginare quando tutto è iniziato: «Negli ultimi dieci anni c’è stata una crescita incredibile, quando ho finito la scuola la prospettiva di fare la giocatrice professionista non esisteva, non si intravedeva il futuro che sto vivendo ora. Non a caso tre anni fa c’è stato l’avvento, per niente scontato, del professionismo anche in Italia».

All’estero, il calcio femminile ha ancora più mezzi e popolarità che nel Bel Paese, ma la strada è quella giusta: «A livello europeo e mondiale possiamo sembrare indietro, ma sono molto positiva perché è solo l’inizio. Dalla linea che il professionismo ha tracciato si può solo migliorare. Ovviamente ci deve essere una base istituzionale e i giusti investimenti che possano accelerare questo processo. Guardiamo all’Inghilterra, che è sull’onda dell’Europeo che hanno ospitato: stanno rinnovando gli stadi, riorganizzando la federazione. La crescita parte dal basso, dall’interesse della gente e il futuro è, secondo me, roseo». Anche a Cremona le radici del calcio femminile stanno ancora attecchendo: «Tante squadre femminili sono nate a livello giovanile ed è già qualcosa in più rispetto a quando ho iniziato io. È un peccato che non ci sia una prima squadra di riferimento. Se ad esempio la Cremonese, che arriva fino all’Under 19, dovesse decidere di investire sarebbe un bel segnale».

Alessia in campo con la maglia bianconera

Alessia guarda anche al suo di futuro, tante le possibili strade a fine carriera: «Ho fatto della mia passione il mio lavoro, quindi vorrei restare in questo mondo. Non chiudo però altre porte: sto per laurearmi in comunicazione, quindi mi piacerebbe anche vedere lo sport da altre prospettive. Sicuramente cercherò di diffondere tanti messaggi positivi a partire magari dalla mia storia personale, soprattutto verso nuove generazioni che si trovano la tavola un po’ apparecchiata. Non è sempre stato così! Il calcio femminile ha ancora tanta strada da fare. Quindi oggi sono io, domani qualcuno raccoglierà il testimone: voglio che la mia esperienza aiuti le future giocatrici a crescere in campo, ma anche come donne».