Poirot_copertina
di EUGENIO MONGUIDI - Preciso, puntiglioso, maniacale. A tratti fastidioso per la sua meticolosità. Ma ad Hercule Poirot non si chiede di essere simpatico, ma di risolvere casi impossibili per tutti gli altri detective. La "creatura" di Agatha Christie lo fa con successo da 105 anni, passando con disinvoltura dai libri al cinema.

Esattamente 105 anni fa, nell’ottobre del 1920, colei che sarebbe diventata la più rinomata scrittrice di gialli di tutti i tempi, Agatha Christie, pubblicò il suo primo romanzo, “The Mysterious Affair at Styles (Poirot a Styles Court”).  Grazie alla sua genialità e al talento, la scrittrice è riuscita ad appassionare milioni di lettrici e lettori, di tutte le età e le generazioni, narrando storie molto intriganti, ricche di intrecci e misteri, e dando vita a personaggi destinati a rimanere immortali per il loro fascino. Primo di tutti non può non essere che Hercule Poirot, il carismatico detective franco-belga che, con i suoi baffi folti e una notevole dose di charme, è riuscito a risolvere ogni caso affidatogli, qualunque fosse il crimine o il luogo dove era stato commesso (un treno in viaggio sulle montagne jugoslave, una nave  sul Nilo…).



Beatrice Sperzaga, docente d’inglese al Liceo Manin, tratteggia così l’iconica figura di Poirot: “Monsieur Hercule è uno scapolo di mezza età che vive a Londra in un appartamento elegante. Ex-poliziotto in pensione, è un famoso detective privato. Basso, cicciottello, vanitoso, sempre impeccabilmente vestito in stile dandy, sfoggia due curatissimi baffi impomatati. Di origine belga, parla con uno spiccato accento francese. È “un fin gourmet”, ama la cucina raffinata e i vini pregiati. Estremamente educato, ossequioso, ossessionato dall’ordine, leggermente pedante e decisamente presuntuoso, è dotato di eccezionali capacità investigative”. 

Dalla sua prima apparizione nel dopoguerra, Poirot è entrato rapidamente nell’immaginario popolare, uscendo dalle pagine dei libri e prendendosi con successo grande e piccolo schermo. “Come questo personaggio letterario, protagonista di più di trenta romanzi, cinquanta racconti e di numerosi film e serie televisive abbia potuto raggiungere tale durevole successo, è un mistero tanto incredibile quanto quelli che lui stesso risolve”, spiega la professoressa Sperzaga, “L’abilità narrativa della sua creatrice è indubbiamente la prima delle ragioni che fanno di Poirot uno dei personaggi più amati dai lettori di tutti i tempi. Il celebre investigatore si muove in trame elaborate, arricchite di colpi di scena, ed ogni personaggio che incontra può essere un sospettato, o addirittura un potenziale assassino. La grande maestria di Agatha Christie si mostra nell’abile uso della manipolazione e della dissimulazione. La scrittrice non si cura di dire le cose, ma di nasconderle. Le trame avvincenti dei suoi romanzi sfidano i lettori che, pur disponendo degli stessi mezzi dell’investigatore per risolvere il mistero, non riescono a trovare la soluzione prima della fine”. 

“La grande maestria di Agatha Christie si mostra nell’abile uso della manipolazione e della dissimulazione. La scrittrice non si cura di dire le cose, ma di nasconderle”

“Una seconda ragione risiede nell’affascinante metodo di indagine di Poirot”, aggiunge la docente, “nel modo in cui egli smonta, decostruisce la falsa storia che gli è stata inizialmente presentata, per ricostruirla poi come si è realmente verificata. Poirot studia la scena del crimine, osserva i piccoli dettagli, interpreta, ma ancor di più ascolta con particolare attenzione le conversazioni e le testimonianze. È particolarmente sensibile alle parole e alle ambiguità dei discorsi, alle contraddizioni e alle menzogne che, una volta contestualizzate, lo guidano alla comprensione del caso. Infine, nessun lettore o spettatore riesce a sfuggire al fascino coinvolgente dell’epilogo. Come non appassionarsi al modo in cui Poirot organizza la messa in scena finale, invitando tutti i protagonisti presenti per poi ricostruire davanti a loro le tappe dell’inchiesta, svelare le diverse ipotesi e i moventi, designare possibili assassini, e dare infine la soluzione del caso?” .

Il detective è divenuto fin dall’inizio fonte d’ispirazione anche per il cinema e la televisione. Ha riscosso così tanto successo che la prima trasposizione cinematografica è stata realizzata già nel 1931, a poco più di 10 anni di distanza dalla creazione del personaggio, avvenuta nel 1920. Ne sono poi seguite  innumerevoli (quasi 20), per quasi un secolo, fino ai giorni nostri. L’attore britannico Austin Trevor è stato il primo a vestire i panni di Poirot in tre diversi film: “Alibi” (1931), “Black coffee” (1931) e “Lord Edgware dies” (1934). Dopo una fase di stallo di 40 anni, dove il personaggio è stato ripreso solamente una volta (in “Poirot e il caso Amanda” del 1965, dove l’attore protagonista fu Tony Randall), è stata inaugurata un’intensa stagione di adattamenti cinematografici e televisivi. Nel 1974 ha preso vita il primo adattamento cinematografico del romanzo più celebre, “Assassinio sull’Orient Express”, dove il detective è stato interpretato da Albert Finney: seppur abbia recitato solamente in un film, è bastata quell’unica occasione perché quello dell’attore inglese diventasse uno dei volti più iconici del personaggio. 

Dopo di lui hanno interpretato la parte i due attori che più di tutti si sono resi ad immagine e somiglianza di Poirot: prima Peter Ustinov, in seguito David Suchet. Il primo di questi ha lavorato in ben sei film con protagonista l’investigatore: “Assassinio sul Nilo” (1978), “Delitto sotto il sole” (1982), “13 a tavola” (1985), “Caccia al delitto” (1986), “Delitto in tre atti” (1986), “Appuntamento con la morte” (1988). David Suchet è stato Hercule Poirot per più tempo rispetto al suo predecessore, quasi 25 anni: in questo periodo, dal 1989 al 2013, ha recitato  in ben 70 episodi della serie tv britannica “Poirot” e in alcuni film. È da molti considerato l’attore la cui performance è stata maggiormente degna del personaggio. L’altro adattamento televisivo risale al 2018, anno d’uscita della miniserie targata BBC “Agatha Christie – La serie infernale”, interpretata da John Malkovich. Un’altra breve parentesi del personaggio in questi anni consiste nell’ “Assassinio sull’ Orient Express” con Alfred Molina, del 2001. 



Ultimo ad averlo interpretato, ma non per importanza, è stato Kenneth Branagh, che è riuscito a rendere queste storie, e i film, più accessibili alle persone meno interessate al genere, realizzando “Assassinio sull’ Orient Express” (2017), “Assassinio sul Nilo” (2022) e “Assassinio a Venezia” (2023). Grazie a budget più ampi ha ricreato ambientazioni molto più affascinanti e impattanti visivamente, nonostante alcuni punti  in cui la CGI è sfuggita di mano. L’attore britannico ha riversato nelle sue interpretazioni la teatralità tipica dei drammi shakespeariani da lui interpretati: questa scelta, assieme ad altre riguardanti la trama, da una parte è risultata discutibile agli occhi di molti, ma dall’altra ha rappresentato una ragione per apprezzarla. Rimane un dato di fatto che Branagh, interprete e regista di tutti e tre i  film, attraversando considerevoli problemi nella produzione (il volontario boicottaggio del primo film a causa della presenza di Johnny Depp, il rinvio di quasi due anni del secondo a causa dello scandalo che ha coinvolto Armie Hammer, accusato di cannibalismo), sia riuscito a dar vita ad una trilogia nel complesso soddisfacente, come lo dimostrano i 500 milioni complessivi al box office.