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di ANDREA BOSELLI - Mentre risuona l'eco della morte di Papa Francesco, nel cuore dell'Europa ci sono da poche ore migliaia di nuovi cattolici. Adulti, spesso giovani, che si sono riavvicinati alla fede per scelta attraverso il battesimo. Il fenomeno non è nuovo in Francia, ma in occasione della Pasqua 2025 ha subito un'impennata. Le ragioni? Una ricerca spontanea di spiritualità e senso di appartenenza, che anche in Italia si fa sempre più largo.

Nella vita arriva un momento in cui ti rendi conto di non essere pienamente felice: è qui che ti fermi a riflettere su ciò che, forse, ti sei perso”. Parole di un autore poco avido di fama, giovane nell’età eppure maturo nella consapevolezza di ciò che rende davvero umana la vita dell’uomo, che però riassumono perfettamente il perché, nel corso della vita, capiti di avvicinarsi a nuove scoperte, oppure riconciliarsi con vecchie abitudini abbandonate da tempo: una su tutte, la fede. “Abitudine” con la quale gli italiani hanno un legame antico, dettato anche da ragioni storiche, che giustificano anche il diverso tipo di rapporto riscontrabile in altri contesti contemporanei.


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L’Italia è storicamente il paese del cattolicesimo. Il cristianesimo infatti è un elemento dal quale la cultura italiana non può prescindere: è in qualche modo presente nella maggioranza dei beni artistico-culturali che arricchiscono l’inestimabile patrimonio del nostro paese, ci ha insegnato abitudini, usi e costumi, imposto norme sociali e condizionato nella scelta dei nostri leader politici. Gli italiani sono quasi tutti cresciuti con il Catechismo, l’ora di religione a scuola, la Comunione e la Cresima, la Messa alla domenica o quantomeno a Natale e Pasqua. È in questi elementi della cultura del Paese che va ricercata la giustificazione al dato, alto ma prevedibile, dell’appartenenza al cattolicesimo dichiarata dal 70% degli italiani.

Nella vita arriva un momento in cui ti rendi conto di non essere pienamente felice: è qui che ti fermi a riflettere su ciò che, forse, ti sei perso

È questa la fotografia scattata nel 2022 dall’ISTAT. Analizzando il ventennio 2001-2022 emerge un trend molto chiaro: a fronte di una diminuzione dei fedeli che frequentano con regolarità un luogo di culto (dal 36% al 19%) si assiste ad un altrettanto consistente aumento dei non praticanti, che non hanno mai frequentato un luogo di culto a meno di eventi particolari come matrimoni o funerali (dal 16% al 31%), aumento acuito dalla pandemia. Sorprendentemente, questa riduzione non coinvolge soltanto i più giovani: se per la fascia d’età 14-24 anni i praticanti si sono ridotti di oltre due terzi, si è comunque assistito ad un dimezzamento dei praticanti adulti e ad una riduzione del 30-40% tra i più anziani. L’allontanamento dalla Chiesa si manifesta quindi come un fenomeno strutturale, che coinvolge tutte le fasce demografiche. Da questi conteggi resta tuttavia escluso un solido 50% di italiani che dichiarano di frequentare luoghi di culto in modo sporadico, ad esempio in occasione delle festività. È in questa metà di italiani, ancor più che nella minoranza dei praticanti assidui, che si manifesta la rilevanza del cristianesimo come elemento culturale.

L’indagine sullo stato di salute della Chiesa si fa ancor più interessante se si analizza il fenomeno che negli ultimi anni ha interessato un paese storicamente laico come la Francia. I dati della Conferenza Episcopale Francese confermano per il 2024 un aumento del 31% del numero di battesimi rispetto all’anno precedente: a registrare gli incrementi più significativi sono stati -sorprendentemente- i più giovani, arrivando ad un picco del +50% tra gli adolescenti. Non solo: nella sola notte della Pasqua appena trascorsa, in Francia sono state battezzate quasi 18mila persone, la maggior parte delle quali (10.384) adulte (per approfondire, leggi QUI). Un incremento di chi riceve il primo sacramento in età matura del 45% rispetto al 2024. E a colpire è un altro dato che arriva da Oltralpe: la maggioranza dei nei catecumeni (42%) ha un’età compresa tra i 18 e 25 anni. Trend analogo per i cresimandi adulti, coloro che non hanno ricevuto il sacramento in età adolescenziale, ma hanno consapevolmente deciso di riprendere il loro cammino di fede una volta diventati uomini e donne.

“Questi ragazzi hanno ben poche idee preconcette sulla Chiesa. […] Hanno sete di formazione, di punti di riferimento, di fraternità e di senso di appartenenza”

padre Vincent Breynaert (dir. del Servizio Giovani e Vocazioni)

A cosa è dovuto questo cambiamento nella società francese, diametralmente opposto rispetto a quello che si sta verificando in un paese tradizionalmente cristiano come l’Italia? Un interessante spunto di riflessione ci viene offerto da padre Vincent Breynaert, direttore del Servizio Giovani e Vocazioni, che esprime la sua visione in questo modo: “Nella società francese contemporanea, l’80 per cento dei giovani non ha ricevuto alcuna educazione religiosa. Questi ragazzi hanno ben poche idee preconcette sulla Chiesa. Ciò che hanno in comune coloro che chiedono il battesimo è l’aver fatto un’esperienza spirituale e un incontro personale con Cristo. […] Hanno sete di formazione, di punti di riferimento, di fraternità e di senso di appartenenza”.

Ecco: la simmetria -o asimmetria?- tra il trend italiano e quello francese si spiega proprio nella spontaneità del sentimento religioso. Mentre generazioni di giovani italiani si allontanano da una religiosità alla quale sono in qualche modo stati obbligati, schiere di adolescenti francesi si stanno avvicinando -senza troppa timidezza- ad una Chiesa che non hanno mai conosciuto, sperando di trovarvi una comunità di cui sentirsi felicemente parte. 

Ma qual è la situazione italiana nell’ambito dei battesimi tra gli adulti? Difficile dare una ricostruzione attendibile a causa della mancanza di numeri. Come riporta il sito della Chiesa di Milano, nel 2023 sono stati censiti 742 “catecumeni” adulti, ma si stima che il numero reale sia di 1.100: la percentuale più alta di questi (47%) ha un’età tra i 19 e i 30 anni, mentre un altro 21% è nella fascia 14-18 anni. Cresce la percentuale di italiani (57%), mentre negli anni passati erano prevalenti gli stranieri (albanesi, peruviani, cinesi). 

I dati provengono da un’indagine svolta dal Gruppo nazionale del Servizio per il catecumenato dell’Ufficio catechistico nazionale pubblicati e analizzati dal mensile diocesano milanese Il Segno. “I numeri non sono da prima pagina. E soprattutto sono parziali, perché solo il 57% delle Diocesi italiane (128 su 226) ha risposto all’indagine”, spiega don Matteo Dal Santo, responsabile del Servizio per la catechesi della Diocesi di Milano, “ma sono numeri che ci parlano di una tendenza: se i catecumeni ci sono sempre stati, notiamo che in questi anni sono di più, sempre più italiani e sempre più giovani. Quello che è chiaro è che oggi si diventa cristiani a ogni età”. 

Per quanto esistano delle eccezioni tra gli adulti, i dati sopra citati ci confermano che, dopo aver trascorso l’infanzia e i primi anni dell’adolescenza nell’obbligo della pratica religiosa, si tende a sviluppare un certo distacco dalla Chiesa e dai sacramenti. E così si finisce per associare il concetto stesso di religione e spiritualità a quei riti canonici da sempre vissuti come una forzatura. Al contrario, l’imparzialità intellettuale con cui sono cresciuti i giovani coetanei francesi permette loro di vivere più liberamente la loro religiosità: un sentimento che può essere scoperto in maniera spontanea, quasi casuale, che spesso è complicato da decifrare ed esprimere. Ecco allora che ci si avvicina alla Chiesa, nel tentativo di placare la propria “sete di formazione, di punti di riferimento”: non vi è alcuna garanzia di trovare le risposte di cui si necessita, però perché non tentare? 


PER APPROFONDIRE: Effetto figliol prodigo, in Francia è boom di battesimi adulti