smartphone studenti
di ALICE MAINARDI - Che l'abuso sia dannoso lo ha certificato anche l'Istituto Superiore di Sanità e la scuola si attrezza per cercare di rispondere ai possibili effetti collaterali dell'uso di cellulari. Il Ministero stringe le maglie del divieto...ma cosa ne pensa chi sta ogni giorno in prima linea? Lo abbiamo chiesto ad alcuni dirigenti delle scuole superiori cremonesi.

Il campanello d’allarme lo aveva suonato già a dicembre 2024 l’Istituto Superiore della Sanità: “Oltre il 5% della popolazione mondiale soffre di dipendenze comportamentali o da sostanze, con un impatto grave su salute e relazioni. Tra le dipendenze comportamentali, l’uso problematico dello smartphone colpisce oltre il 25% degli adolescenti, con effetti negativi su sonno, concentrazione e relazioni”. L’allerta lanciata dall’Istituto nel suo decalogo di inizio anno per la salute e il benessere non è la prima e non sarà nemmeno l’ultima, ma è significativo che il primo dei consigli sia proprio relativo ai giovani e alla dipendenza da cellulare.



Nella mente si delinea l’immagine di ragazzi irretiti dagli schermi che, secondo le statistiche, hanno tra le mani 4 ore al giorno, o ancora ragazzi che “spengono il cervello” e non sono in grado di sviluppare un pensiero critico. Il contraccolpo di questo fenomeno ha investito in particolare l’ambito scolastico. Alcuni professori testimoniano di vedere seduti ai banchi delle loro aule ragazzi svogliati e depressi, sempre meno incuriositi da ciò che viene proposto loro e imputano questa indifferenza al tanto, troppo tempo trascorso sul proprio cellulare.

Giuseppe Valditara, attuale Ministro dell’Istruzione e del Merito

Per questo motivo l’attuale ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara ha promosso e intende estendere il divieto di utilizzo dei telefoni cellulari a scuola, definendo questa iniziativa come una “disintossicazione digitale” per gli studenti, mirata a favorire la concentrazione, la lettura su carta e la scrittura manuale. Questa misura, già in vigore nelle scuole medie, con esiti giudicati positivi da docenti e famiglie, verrà estesa anche alle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico. 

Per avere una visione globale del problema abbiamo richiesto il parere di chi vive quotidianamente la scuola “sul campo”, chiedendo un commento ai dirigenti scolastici del Liceo Daniele Manin, dello Liceo Gaspare Aselli e dell’IIS Arcangelo Ghisleri. L’obiettivo era quello di capire se avessero riscontrato un effettivo impatto negativo, traducibile con un minor interesse e un carente rendimento scolastico dei ragazzi.

Lo sviluppo cognitivo ed in particolare la capacità di attenzione e di concentrazione crollano con l’uso prolungato di questi mezzi”, analizza Alberto Ferrari, preside del Liceo Scientifico Aselli, “rendendo oggi i ragazzi molto più in difficoltà quando devono leggere un libro o anche solo dedicare qualche minuto alla lettura di un articolo di giornale.”

Stessa considerazione è quella di Gloria Grazioli, vicepreside dell’IIS Ghisleri: “Molti insegnanti segnalano un calo della concentrazione in aula: le notifiche continue e la facilità con cui si passa da un contenuto all’altro rendono difficile mantenere l’attenzione su lezioni e compiti. La mente abituata alla rapida alternanza dei social fatica a sostenere il ritmo più lento e riflessivo dello studio tradizionale.”

Sulla stessa linea anche Maria Grazia Nolli, preside del Liceo Manin, che afferma:  “Anche sul fronte scolastico, se non utilizzato in modo consapevole, il cellulare diventa strumento di sottovalutazione di quelle capacità intellettive e di quella creatività che ciascun giovane e ciascuna giovane possiedono ma a cui la dipendenza dallo smartphone sottrae tempo ed opportunità performative.”



È quindi possibile pensare a un connubio tra istruzione e smartphone? È un’opportunità da integrare sempre di più nei percorsi formativi o una potenziale distrazione da gestire con cautela? Sono più numerosi i pro o i contro di questi dispositivi? Secondo la nuova disposizione ministeriale i cellulari saranno vietati, anche per fini didattici, durante l’orario scolastico, tuttavia permane l’uso di pc, tablet o lavagne interattive. 

Si è deciso perciò di abbracciare una linea “proibizionista” rivolta però all’utilizzo improprio e smodato dei cellulari e non estesa all’integrazione della tecnologia nel campo dell’apprendimento, direzione verso la quale la strada non è sbarrata, anzi: per molti esperti e addetti ai lavori, scuola e tecnologia non devono essere concorrenti e vanno evitate anacronistiche contrapposizioni”.

L’imposizione, tuttavia, viene estesa anche al momento ricreativo dell’intervallo, al fine di incentivare una buona socializzazione. Ma nel 2025 si può pensare a una socialità scevra dall’utilizzo dei cellulari? Possiamo dimenticarci di poter mostrare una foto ai nostri amici, mostrare un messaggio, ridere assieme per un video divertente. Il rischio è quello di essere miopi di fronte a un cambiamento della comunicazione e delle relazioni sociali. Inoltre quest’obbligo potrebbe impedire allo studente di responsabilizzarsi, capendo che la mancata attenzione alla lezione è uno svantaggio per lui stesso. 

Nel 2025 non si può demonizzare lo smartphone né idealizzarne l’uso: si tratta di uno strumento e come tale può essere costruttivo o distruttivo, a seconda di come, quando e perché lo si usa. La scuola ha il compito non solo di trasmettere saperi, ma anche di formare cittadini critici, capaci di usare la tecnologia in modo consapevole e non passivo. La vera sfida non sarebbe eliminare i cellulari dalle scuole, ma insegnare a conviverci responsabilmente.