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di MATTEO BOVARINI - In uno scenario internazionale fragile, attraversato da guerre, tensioni, crisi democratica e su cui incombe ora anche l'ombra dei dazi americani, cresce il senso di smarrimento e incertezza. Eppure, in questo clima di preoccupazione, c’è chi sceglie di guardare avanti. A Cremona, un incontro tra imprenditori, esperti e protagonisti del cambiamento ha acceso il dibattito su impresa, identità europea e sostenibilità, rilanciando un messaggio chiaro: il futuro non si subisce, si costruisce, insieme.

Cosa succede quando giovani imprenditori si ritrovano per parlare di futuro? Può accadere che si parli di paura e incertezza verso il domani, di difficoltà, di crisi economica, ma può anche succedere che, per un giorno, l’Europa smetta di sembrare un’entità lontana e si trasformi, in qualcosa di “nostro”, vivo, urgente. Può succedere che il passato serva a rispolverare i valori che hanno reso grande l’Italia e il suo “fare impresa” per migliorarne il futuro. Può succedere che tutti i timori mutino, quindi, in un nuovo messaggio di speranza.



Tutto questo succede, o meglio, è successo a Cremona Fiere, dove lo scorso 9 Aprile, si è tenuto il convegno “Un futuro che vale”, un evento organizzato dal gruppo giovani dell’Associazione Industriali di Cremona. che ha acceso i riflettori su temi che riguardano e riguarderanno in primis i giovani molto da vicino: sostenibilità, lavoro e informazione, per citarne alcuni, ma anche pace e identità Europea. L’occasione? Festeggiare l’ottantesimo anniversario dalla fondazione dell’Associazione, ricordandone la storia, ma anche tracciandone le prospettive future.

Ad aprire le danze è stato Stefano Rossi, presidente provinciale. dei Giovani Industriali. Giacca elegante, tono diretto e zero fronzoli: “Il futuro non lo si aspetta, lo si costruisce”. Rossi ha parlato a nome di una generazione che non vuole più sentirsi “in attesa”, ma desidera essere protagonista. “Come imprenditori”, ha spiegato Rossi, “non possiamo limitarci a osservare passivamente: non è nella nostra indole. Siamo chiamati, invece, a cercare soluzioni”. Ha lanciato quindi un appello a rimboccarsi le maniche, partendo proprio da territori come quello cremonese, spesso considerati periferici ma pieni di idee e di energia. “Non avevamo materie prime né risorse naturali su cui contare, come altri Paesi”, ha sottolineato l’imprenditore cremonese richiamando il periodo del boom economico, “Ma avevamo qualcosa di più prezioso: la capacità di trasformare, di innovare, di creare. Abbiamo fatto dell’inventiva il nostro punto di forza, facendola così diventare il motore del progresso e del lavoro. Lo abbiamo fatto sempre, anche nei momenti più difficili”.

Sull’onda di questo invito all’essere resilienti è intervenuto come primo ospite Daniele Cassioli, cieco dalla nascita e pluricampione paraolimpico di sci nautico. Un intervento, il suo, dal forte carico emotivo e ispirazionale. La positività ed energia con cui ha raccontato come è riuscito ad abbracciare la sua situazione, esserne grato, e darle un nuovo valore, sono state disarmanti e allo stesso tempo contagiose per tutto il pubblico in sala. Il suo invito: superare anche l’ormai inflazionato concetto di resilienza e allenare piuttosto l’anti-fragilità: “Se la prima implica una caduta dalla quale rialzarsi”, ha spiegato il campione paralimpico, “la seconda impedisce la caduta, perché ci pone in grado di adattarci e reagire alle varie circostanze, qualsiasi esse siano”.

Ritornando sul territorio, la giornalista di Class CNBC, Janina Landau, nonché presentatrice dell’evento, ha moderato una conversazione tra Claudio Antonelli, vicedirettore del quotidiano “La Verità” e Alessia Zucchi, presidente e amministratore delegato dell’Oleificio Zucchi, nota azienda Cremonese. Due visioni diverse ma complementari del futuro: da un lato, Zucchi ha raccontato cosa significa portare avanti un’impresa con 200 anni di storia guardando alla sostenibilità come leva di cambiamento. Dall’altro, Antonelli ha messo in guardia sull’importanza di un’informazione fondata sui fatti, soprattutto quando si parla di imprese, ambiente e politiche europee. Ne è emerso un confronto stimolante tra chi fa e chi racconta, uniti dalla stessa esigenza: riportare serietà, trasparenza e responsabilità al centro del dibattito.



Infine, prima dei saluti finali, ha preso parola l’ospite forse più atteso della serata: l’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta, oggi rettore dell’Università IE di Madrid e Presidente dell’Istituto Jacque Delors di Parigi. Con toni appassionati ma concreti, ha ricalcato gli insegnamenti principali appresi durante il viaggio condotto nei 27 stati membri dell’Unione Europea per la stesura, su mandato della Commissione Europea, del report “Molto più di un mercato”. Il suo messaggio è stato chiaro, diretto e perfettamente in linea con il titolo dell’evento: “Un futuro che vale”. Letta ha parlato di Europa non come di un’entità astratta o lontana, ma come della casa comune in cui il nostro futuro, soprattutto quello delle nuove generazioni, si gioca. “L’Europa non è finita: è appena cominciata. E se non ci siete voi a disegnarla, lo farà qualcun altro al posto vostro”, questa la sua provocazione ai giovani, imprenditori e non, presenti a Cremona Fiere. 

Se c’è un messaggio che il convegno “Un futuro che vale” ha lanciato forte e chiaro è sicuramente che non basta esserci. Bisogna esserci davvero. In un’epoca dove è facile cedere al disincanto, rifugiarsi nel cinismo o restare spettatori passivi, questa giornata ha ribaltato la prospettiva. È stato un inno all’agire, perché il cambiamento non nasce solo nei palazzi, ma nei territori, tra le persone, dentro le storie di chi sceglie di mettersi in gioco. L’Europa, l’impresa, la cultura del lavoro e della sostenibilità: sono tutti strumenti, ma senza mani che li usano, restano vuoti e inefficaci. Oggi più che mai, serve una generazione che abbia la forza di trasformare le parole in direzione, i valori in azione, le idee in sistema. Solo così il futuro potrà tornare ad essere, non una scomoda eredità da gestire, ma  davvero qualcosa che vale.